domenica 19 gennaio 2003.


 
     
Un amore sbocciato tra due fronti divisi dalla guerra
Lui era un soldato nazista arruolato nella Wermacht, lei una Testimone di Geova perseguitata


Lei, Emma Marklstorfer, 73 anni, fu perseguitata da bambina, mentre il padre venne arrestato, torturato e soffrì i lavori forzati in un campo di concentramento nazista. Lui, Enrico Bauer, 83 anni, era invece un giovane ammiratore di Hitler che, arruolato nella Wermacht, combattè in tutta Europa e fu decorato con la Croce di ferro. Emma ed Enrico erano su fronti opposti, ma oggi sono marito e moglie con una storia d’amore alle spalle che dura dal 1951.
Ambedue Testimoni di Geova, Emma ed Enrico hanno portato ieri la loro testimonianza nell’ambito della mostra allestita alla Risiera di San Sabba sui «Triangoli Viola», esposizione che illustra la persecuzione nazista nei confronti degli Zelanti Studenti Biblici (vennero deportati in diecimila, duemila persero al vita). Alla vigilia delle celebrazioni per il Giorno della Memoria (e nell’ultimo giorno di apertura della mostra), i due anziani coniugi hanno rievocato la loro straordinaria vicenda di vita e d’amore.
Emma Marklstorfer aveva quattro anni quando i nazisti cominciarono a perseguitare la sua famiglia. «Sono originaria di un paesino vicino Monaco di Baviera - racconta - e ricordo come ogni domenica mio padre organizzasse gli incontri per leggere la Bibbia; doveva essere il 1936 quando le SS cominciarono a darci il tormento; venivano a casa e si portavano via mio padre Giovanni, lo interrogavano e lo picchiavano per sapere i nomi degli altri Testimoni di Geova; ma mio padre non parlava; ricordo quando lo riportavano a casa pesto e sanguinante». «Le visite delle SS erano frequenti - continua Emma -, ma a noi bambini non andava meglio; a scuola i compagni ci emarginavano e ci picchiavano, non eravamo accettati perché non salutavamo Hitler e non frequentavamo l’ora di religione».
Scoppiata la guerra il padre di Emma venne deportato, prima a Berlino, poi in un campo di concentramento, condannato ai lavori forzati. «Per molti mesi non riuscimmo a sapere nulla di lui - racconta ancora Emma -, poi finalmente cominciarono ad arrivare alcune sue lettere; alla fine della guerra riuscì a tornare a casa, ma non volle mai parlare di quello che aveva passato; e quando in paese gli proposero di diventare sindaco perché era l’unico che non si era assoggettato la regime, lui rifiutò».
Negli stessi anni in cui Emma pativa la persecuzione nazista Enrico Bauer entrava a far parte della Wermacht. «Sono di Bolzano - racconta Bauer - della Bolzano di lingua tedesca, e sono stato battezzato cattolico; quando ai giovani di madrelingua tedesca venne offerta la possibilità di scegliere se stare con Mussolini o con Hitler io non ebbi dubbi, e scelsi Hitler; presi la cittadinanza germanica, e nel 1940 entrai nelle fila della Wermacht». Enrico Bauer combattè su vari fronti, dalla Finlandia alla Russia alla Croazia, contro i partigiani di Tito. Cinque anni di guerra, «e quando tornai a casa in Alto Adige - ricorda - avevo qualche cicatrice in più e una Croce di ferro di secondo grado». «Durante la guerra - racconta ancora Bauer - non sapevo nulla dei campi di sterminio; ci veniva inculcato di odiare gli ebrei, ma noi soldati non sapevamo nulla di quanto stava accadendo; quelli erano affari delle SS, noi combattevamo al fronte; solo dopo essere tornato a casa ho saputo, e all’inizio in maniera molto confusa e frammentaria». Nel 1947, sempre a Bolzano, Enrico Bauer incontra per la prima volta i Testimoni di Geova, e l’anno dopo, nel 1948, si converte e viene battezzato. «Dopo tanti orrori e tanta morte - racconta ancora Bauer - potevo finalmente fare qualcosa di buono; diventai ministro di culto e nel 1951 andai a Roma per partecipare a un convegno». Fu lì, a Roma, che Bauer, l’ex nazista, conobbe Emma, la perseguitata, e se ne innamorò, ricambiato. Si sposarono, si trasferirono a Milano e da allora, come succede in certe favole, non si sono più lasciati.
p.s.

 
     
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