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Anche i Testimoni di Geova tra gli orrori dell'Olocausto
fonte: da L'Arena Il Giornale di Verona  29 Aprile 2001 
da : http://www.larena.it/storico/20010429/provincia/05ad.htm

CEREA. Oltre 250 persone all’incontro svoltosi alla ex Perfosfati
Anche i Testimoni di Geova tra gli orrori dell’Olocausto

Cerea. Anche i Testimoni di Geova hanno vissuto il dramma dell'Olocausto e la barbarie dell'utopia nazista, con circa 10 mila arresti e 2 mila vittime nelle prigioni e nei lager. In un'assemblea svoltasi alla Perfosfati, al piano superiore della mostra sui « Disastri della guerra» , c'è stato uno straordinario raduno di oltre 250 persone, la maggior parte testimoni ma anche cittadini. E' stato visionato un documentario con le interviste di 24 ex deportati e i commenti di dieci storici sul tema " I Testimoni di Geova, saldi di fronte all'attacco nazista" . Fucilati per non rispondere al saluto nazista e idolatrare il Fuhrer, per aver distribuito la rivista « Torre di Guardia », per essersi negati al servizio militare, per aver rifiutato di lavorare nell'industria bellica, molti sono così caduti impietosamente per la loro solidità morale. 1700 vittime dal 1940 al '45 sono passate sotto la famigerata ghigliottina di Brandeburgo, ma hanno riaffermato con orgoglio il loro credo. I Testimoni di Geova sono stati la prima associazione religiosa proscritta già nella primavera del 1933, ma si può dire anche una delle poche che in oltre un decennio non ha mai abiurato le proprie convinzioni, rimanendo uniti anche nel cammino verso la morte. Il rifiuto dell’abiura della fede significava accettare il triangolo viola, quel distintivo che per il regime rendeva «diversi» alcune categorie di prigionieri: i Testimoni hanno sentito più viva la loro fratellanza.
L'annientamento formale del nazismo di ogni libertà di pensiero non ha impedito ai testimoni di diffondere clandestinamente il loro credo. Giovanni Possenti, responsabile delle relazioni pubbliche dei testimoni, ha sottolineato proprio questi aspetti presentando il documentario, ed ha aggiunto: «I nostri potevano scegliere, diversamente da altri prigionieri, ciascun testimone avrebbe riottenuto la libertà semplicemente firmando un atto di abiura della propria fede religiosa. Invece furono l'unico gruppo religioso a prendere una posizione coerente contro il regime nazista. I Testimoni denunciarono apertamente la barbarie nazista su stampati che riuscivano a diffondere , perfino lo scrittore premio Nobel Thomas Mann ebbe a compiacersi della loro saldezza morale , e per questo la Gestapo e le SS profusero un impegno spropositato nel vano tentativo di annientare questo gruppo relativamente piccolo».
Dopo oltre 50 anni anche i testimoni di Geova piangono le loro vittime. Risultano anche due vittime italiane: Narciso Riet di Cernobbio, nato in Germania ma figlio di emigranti friulani, perciò di nazionalità italiana, testimone di Geova clandestino in vari Stati fino all'arresto, al trasferimento in Germania e alla condanna a morte il 23 novembre 1944. L'altro è Salvatore Doria, testimone di Geova di Cerignola, evangelizzatore condannato nel 1940 a 11 anni di reclusione dal Tribunale speciale fascista, detenuto a Sulmona, deportato a Dachau e Mauthausen, liberato nel 1945 dagli americani ma gravemente malato psichicamente, morto a soli 43 anni. Necessaria la didattica profusa dai Testimoni per far conoscere il loro dramma e mostrata con fotografie sulle pareti della sala incontri della Perfosfati, un completamento necessario alla mostra sui disastri della guerra.
Stefano Vicentini


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