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12 giugno 1998

Mentre Torino era in guerra, qualcuno soffriva per aver scelto la pace

   
Il 18 gennaio 1939, non ancora cinquantenne, moriva all’ospedale Molinette di Torino Remigio Cuminetti. Il suo, anche se sconosciuto ai più, fu probabilmente il primo caso di obiezione di coscienza al servizio militare, per motivi religiosi, dell’Italia moderna.

    Dal 1922 Cuminetti era stato il rappresentante per l’Italia dei Testimoni di Geova e come tale era stato individuato e posto sotto controllo dalla polizia fascista. (Rapporti OVRA n°932 del 23/11/1939 e n°01297 del 15/12/1939) La morte prematura gli risparmiò ulteriori angherie da parte del regime di Mussolini.

    Era dal 1908 che a S. Germano Chisone (Torino) esisteva una congregazione dei Testimoni di Geova. All’inizio degli anni trenta entrarono a farvi parte Vittorio Paschetto e Aldo Fornerone, entrambi di Prarostino, che affiancarono attivamente Cuminetti dal 1935 fino alla morte di quest’ultimo, periodo in cui l’Ufficio di rappresentanza dei Testimoni di Geova in Italia era stato trasferito da Pinerolo alla sede clandestina posta in un piccolo alloggetto di borgo San Paolo, a Torino.

    Nel novembre del 1939, contemporaneamente a 160 confratelli di tutta Italia, Aldo Fornerone venne arrestato come appartenente ad una “organizzazione pseudo-religiosa” contraria al governo fascista e condannato a cinque anni di confino nella colonia penale di Pisticci (Matera). Vittorio Paschetto, insieme a 25 altri, subì il processo davanti al Tribunale Speciale Fascista, dal quale fu condannato ad undici anni di reclusione. (Rapporti OVRA n°038813 e 038193, rispettivamente del 10 ed 11 novembre 1939).

    Poco prima della Liberazione, Fornerone fece ritorno a Prarostino. Durante un rastrellamento operato dai nazisti in ritirata, tre militari tedeschi entrarono in casa sua. Il graduato che li comandava, notando sul tavolo una bibbia e alla parete un quadro raffigurante una scena biblica, chiese se gli abitanti erano “Bibelforscher” (studenti biblici, ossia testimoni di Geova). Ricevutane risposta affermativa, fece serrare la porta, confabulò con i suoi uomini e disse in francese ai padroni di casa: “Ho rassicurato i miei uomini che siete testimoni di Geova, le uniche persone al mondo dalle quali non abbiamo nulla da temere”. Aggiunse di avere parenti testimoni internati nei lager. Dopo aver mangiato, se ne andarono. Poco dopo arrivarono i partigiani, che conoscevano le vicissitudini subite dal Fornerone, fra l’altro per il rifiuto della tessera fascista. Anch’essi mangiarono e se ne andarono. La neutralità dei testimoni non fu scambiata per collaborazionismo col nemico.

    Aldo Fornerone è deceduto a Prarostino il 15 gennaio 1990; la moglie Maria, 89 anni, è ancora vivente e fedele agli     ideali cristiani di pace e di neutralità politica per cui ha sofferto con il suo Aldo, mentre Torino era in guerra. 

    Elie Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto all’Olocausto, scrive che “il dovere dei sopravvissuti è di testimoniare ciò che è accaduto . . . Si deve avvertire la gente che queste cose possono succedere, che il male può scatenarsi. L’odio razziale, la violenza, l’idolatria possono rialzare la testa”. La storia del XX secolo dimostra ampiamente che l’odio non è un fuoco che si estingue da solo. Per  aiutare a non dimenticare si terrà dal 26 giugno al 26 luglio 1998 a Leinì (Torino) ; in via De Gasperi 26, una mostra dedicata ai ‘Bibelforscher’, “Triangoli Viola: Testimonianze di Testimoni”.

    Per informazioni telefonare allo 0172/84972 , 0348/7480373

                                                                                                         Luciano Gastaldi


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