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Triangolo di Vita
Testimoni di Geova nei lager Nazisti

da Laicità Ottobre98 
 Rivista del Comitato Torinese per la laicità della scuola.

fonte:  http://www.arpnet.it/laisc/lainot1098.htm#tre

TRIANGOLI DI VITA TESTIMONI DI GEOVA NEI LAGER NAZISTI

Non sono mancati nel cinquantennio trascorso studi e testimonianze sulla presenza e sul sacrificio anche estremo non soltanto di deportati personalmente credenti, ma di religiosi delle principali denominazioni diffuse in Europa (rabbini, pastori e preti, soprattutto) nei lager e nei campi di sterminio nazisti: ne fanno fede ad esempio, per ciò che concerne le sole ricerche piemontesi avviate con autorevole contributo pubblico e universitario per impulso dell’ANED, i titoli specifici reperibili nel volume Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall’Italia 1944-1993, a cura di A. Bravo e D. Jalla (Franco Angeli Editore, Milano 1994); o il Convegno internazionale, coi relativi Atti, sul tema Religiosi nei Lager. Dachau e l’esperienza italiana, svoltosi nel medesimo ambito a Torino il 14 febbraio 1997. E si tratta ovviamente di richiami molto circoscritti, seppur significativi.

Ciò che però era in genere emerso fino ad anni recenti faceva rilevare la limitatezza e la saltuarietà di riferimenti, per non dire la carenza di trattazioni più organiche, a proposito di una singolare e certo emblematica esperienza concentrazionaria "di popolo", che, se anche non numerosa in assoluto, è stata numericamente consistente in proporzione alle dimensioni quantitative europee di allora (e, per quanto riguarda questa breve riflessione, tedesche e italiane) dei credenti qui considerati. Essa ha tra l’altro meritato per loro, i Bibelforscher (Studenti biblici) poi ampiamente noti come Testimoni di Geova, di essere marcati nei lager fra le "categorie" da isolare e sterminare – unici fra i gruppi religiosi, prevalendo totalitariamente per gli Ebrei la motivazione del razzismo antisemita – con un contrassegno particolare, i "triangoli viola, o lilla, o color malva"; e li ha portati a riscuotere in parecchie circostanze, per la coerenza e la disponibilità altruistica comunemente dimostrate, l’ammirazione dei loro compagni di sventura e persino dei loro aguzzini, per lo più frustrati nell’accanimento della persecuzione finalizzata in special modo a strappar loro individualmente dichiarazioni firmate di abiura che (caso pure questo singolare nella logica distruttiva di quel sistema) avrebbero potuto consentire un ritorno alla libertà.

Ne parliamo anche noi con commosso rispetto, ad ulteriore conferma del dovere di ricordare senza eccezioni, perché non si ripetano (e il rischio è continuamente attuale), le aberrazioni del passato. Nello specifico, l’occasione ci viene offerta finalmente, a livello informativo e documentario, dall’ampio saggio di S. Graffard e L.Tristan, I Bibelforscher e il nazismo (1933-1945). I dimenticati dalla Storia (Ed. Tirésias-M.Reynaud, Paris 1994) e dal più vario e conciso volume di M.Pierro, Fra Martirio e Resistenza. La persecuzione nazista e fascista dei Testimoni di Geova (Editrice Actac, Como [via Mognano, 3/C] 1997), recante nella parte centrale un esauriente catalogo dei dati in materia raccolti presso il Centro di Documentazione sorto in Campania (Salita S. Giovanni 5, 84135 Salerno); inoltre, dall’iniziata disponibilità di materiale video tradotto e dall’allestimento in Piemonte di una mostra storica dal titolo Triangoli viola: Testimonianze di Testimoni (più di 300 immagini rispettivamente dedicate alla Germania nazista, all’Italia fascista repressiva anche verso i Pentecostali ed in genere verso ogni minoranza non assimilabile, e ai fatti persecutori "mentre Torino era in guerra"), proposta ai cittadini e alle scuole nel principale intento di fornire "una visione più completa dell’Olocausto".

"Il caso dei Testimoni di Geova è eccezionale per vari motivi", ha tra l’altro sottolineato Matteo Pierro: "Essi furono l’unica religione perseguitata dal nazismo a motivo del proprio credo. Anziché fare compromesso col regime, i Testimoni continuarono a vivere secondoi dettami della propria fede, che li spinge a rifiutare il servizio mili-are e la partecipazione alle politica. In tal modo si contrapposero nettamente all’ideologia nazista e, fin dall’ascesa al potere di Hitler, furono messi al bando [...]. Infine, mentre molti tacevano, i Testimoni furono tra i primissimi a denunciare, sia in Germania che all’estero, le atrocità del nazismo, come lo sterminio degli ebrei nei ghetti o l’impiego dei gas nei lager" (op. cit., p. 42).

Asserzioni (ed eventi) su cui riflettere e sempre passibili di accertamenti e di ulteriori ricerche. In questa sede, ove i temi della memoria sono fra gli argomenti ricorrenti, possiamo prenderne atto sulla scorta non trascurabile di quanto appena citato. Ma un’ultima osservazione più generale verremmo fare, ripensando – fra le tante reminiscenze affioranti – alle "prove inaudite" affrontate "senza dar segni di cedimento" che Margarete Buber-Neumann (in Prigioniera di Stalin e Hitler, Il Mulino, Bologna 1994, p. 223) attribuisce alle testimoni sue compagne di deportazione a Ravensbrück: se è vero, come riteniamo, che nella prospettiva storica passato e presente si sostenziano reciprocamente, c’è pure un’esigenza forte di conoscenza e di maggior comprensione che dalle stesse tragedie ricordate si riversa operativamente nell’oggi; dunque un laico invito di libertà alla tolleranza e alla civile convivenza1.

Carlo Ottino

 

1 Dati e notizie di fonte ufficiale – con differenziati cenni bibliografici – si trovano nel Dossier: I Testimoni di Geova in Italia, ed. Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma 1998. Il fascicolo si apre con due pagine statistiche che segnalano, all’anno 1997, la presenza di 5.599.931 "evangelizzatori" in 232 paesi del mondo, di cui 223.236 operanti nelle venti regioni italiane: sintomatico fenomeno di comunità in tendenziale aumento, che andrebbe peraltro più largamente analizzato. Ma, per gli argomenti trattati nell’articolo, rimandiamo in particolare al cap. 4 del Dossier, I Testimoni di Geova nel periodo del nazifascismo ((pp. 29-39), abbondantemente corredato di richiami e citazioni in sintetica presentazione.


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