- Le " vittime dimenticate " del regime nazista -

DER TAGESSPIEGEL, Venerdì 8 novembre 1996/n° 15799 – pag. 5

UN NUOVO CAPITOLO SULLE “VITTIME DIMENTICATE DEL REGIME NAZISTA”
I testimoni di Geova documentano la persecuzione degli Studenti Biblici nel Terzo Reich / lo storico Garbe chiede: 
“Abbandonare il disinteresse”

DI CLAUDIA LEPPING

In “procedimenti giudiziari contro gli Studenti Biblici” furono
  processati migliaia di testimoni di Geova

    Lo storico amburghese Detlef Garbe chiama il dissidio col suo vero nome: “Le restrizioni mentali sull’istituzione e sugli scopi dei testimoni di Geova persistono da molto tempo, poiché devono essere chiarite molte cose su di loro. Ma esistono fatti storici dei quali bisogna prendere coscienza e fra i quali si annovera la persecuzione dei cosiddetti Studenti Biblici da parte dei nazisti”. La comunità religiosa dei testimoni di Geova ha presentato a Berlino una documentazione filmata sulla persecuzione dei suoi membri sotto il regime nazista e ha comunicato che circa 1200 dei suoi aderenti sono stati messi a morte nei campi di concentramento. Complessivamente, ha detto Garbe, il quale non fa parte dei testimoni di Geova, dalla metà degli anni ’30 2000 Studenti Biblici sono stati internati nei campi di concentramento. “La storia di questo piccolo gruppo non deve restare relegata nel silenzio”, dice Werner Köbe, membro del comitato organizzatore della documentazione filmata e testimone di Geova.  

    Lo storico Garbe, che come direttore del Museo del Memoriale del campo di concentramento Amburgo- Neuengamme si occupa dei fatti relativi ai piccoli gruppi di vittime, va un passo avanti ed esorta i suoi colleghi ad abbandonare il loro vecchio disinteresse per questo tema: “I testimoni di Geova condividono la sorte di altri gruppi di perseguitati dai nazisti che come loro dopo il 1945 sono stati emarginati dalla società, per esempio gli zingari Sinti e Rom”. Per quanto, anche loro “vittime dimenticate” del regime nazista.

    Garbe fa riferimento alle particolarità della persecuzione degli Studenti Biblici nel Terzo Reich: L’organizzazione dei testimoni di Geova fu messa al bando pochi mesi dopo la presa del potere del nazismo, i suoi membri rifiutarono l’adesione alle corporazioni coatte naziste e il saluto a Hitler, proseguirono la loro attività missionaria “ricorrendo a tecniche cospirative”. Nei cosiddetti procedimenti giudiziari intentati contro gli Studenti Biblici i nazisti processarono migliaia di tstimoni di Geova in tribunali speciali in “sezioni penali politiche” preparate nel 1933. I credenti particolarmente irriducibili furono puniti duramene nei campi di concentramento. Fra i detenuti dei campi gli Studenti Biblici venivano identificati col “triangolo viola”, costituendo così una propria categoria di prigionieri. Alcuni dei credenti avrebbero intensificato la loro resistenza nonostante crescenti repressioni da parte del regime: “Negli anni 1936/37 i testimoni di Geova protestarono con ampie campagne di volantinaggio organizzato contro la restrizione della libertà religiosa e la persecuzione mediante il sistema giudiziario e la Gestapo”. [polizia segreta di stato] Valutando la resistenza dei testimoni di Geova nel regime nazista, Garbe rammenta la “ammissione di colpevolezza di Stoccarda” da parte della chiesa evangelica in Germania del 1945: “È incontestabile che i testimoni di Geova nella Germania nazista nel loro insieme ‘professassero la loro fede con più coraggio, pregassero con più devozione, credessero con più gioia e amassero con maggiore intensità che molti altre confessioni religiose’”. Johannes Tuchel, direttore del Museo del Memoriale Resistenza Tedesca a Berlino, consente con lui: “Essi hanno fatto resistenza politica, obiezione di coscienza e aiutato i perseguitati; dal 1984 noi lo documentiamo nella mostra permanente”. 


DER NORDBERLINER  Giovedì 21 novembre 1996, N° 47, pag. 13
PRIMA PROIEZIONE DEL VIDEO SULLA PERSECUZIONE
 DEI TESTIMONI  DI GEOVA 
COMUNITÀ RELIGIOSA MESSA AL BANDO E OPPRESSA

Oranienburg/Fürstenberg.

   
Un film presentato per la prima volta alla comunità di Ravensbrück rammenta la storia dolorosa di un gruppo di perseguitati poco considerati. Storici e testimoni viventi danno qui notizie sull’oppressione nazista dei testimoni di Geova.
    “Negli anni 1939-41 le SS hanno infierito contro i cosiddetti Studenti Biblici con inaudita ferocia. Soltanto nel campo di concentramento di Sachsenhausen morì nel 1943 un testimone di Geova su tre”, ha sottolineato Detlef Garbe, direttore del Museo Memoriale di Neuengamme. Dei circa 25.000 testimoni di Geova coloro che all’inizio del “Terzo Reich” si professavano testimoni di Geova, circa 10.000 scontarono pene detentive di durata diversa, e di questi oltre 2.000 condan-nati alla prigionia in campi di concentramento. 1.200 persero la vita. Tuttavia, dice Garbe, la loro persecuzione destò quasi nessun interesse dei ricercatori storici. Questo è veramente sorprendente, poiché i testimoni di Geova furono messi al bando sin dai primi mesi dall’instaurazione del regime nazista e annoverati fra i primi gruppi perseguitati. Furono contraddistinti come detenuti nei campi di concentramento perfino con un proprio simbolo, il triangolo viola.
    Il motivo principale della loro spietata persecuzione fu il rifiuto che la comunità religiosa nel suo complesso opponeva al servizio militare: l’unico gruppo obiettore di coscienza. Fra gli obiettori di coscienza processati da tribunali militari nella seconda guerra mondiale essi rappresentavano di gran lunga il gruppo più numeroso. Solo nel carcere di Brandeburg 32 “Studenti Biblici” furono giustiziati per obiezione di coscienza. L’aspetto del rifiuto attivo appare tanto più importante in quanto uno dei pochi esempi di resistenza incruenta al sistema nazista.
    Nella controversia scientifica sulla persecuzione dei testimoni di Geova Garbe ha preso nota di un sensibile cambiamento avvenuto negli ultimi anni. Un motivo, secondo una sua valutazione, potrebbe anche essere il fatto che la comunità religiosa, nota anche come “Società Torre di Guardia”, sotto pressione di crescenti risentimenti dell’opinione pubblica verso le sette abbia riveduto il suo atteggiamento di chiusura verso l’esterno e si sia intanto impegnata attivamente nella divulgazione della storia della sua persecuzione.

DIE WELT , Giovedì 7 novembre 1996 – n° 261 – 45
UNO SPRAZZO DI LUCE IN UN TEMPO DI TENEBRE“
Prima proiezione del film: I TESTIMONI DI GEOVA SOTTO IL REGIME NAZISTA

DI MICHEL MIELE

    Non c’erano cose personali in questo grande edificio, niente di proprio, e incombeva sempre un silenzio minaccioso. Era vietato parlare nel modo più rigoroso. Se un allievo si faceva sorprendere, gli venivano inferti dei colpi con un bastone elastico sulle mani. Dopodiché a cena quell’allievo doveva alzarsi in piedi e dire ad alta voce: “Molte grazie, non posso mangiare per punizione”.

    Simone Liebster, oggi 66enne di origine alsaziana, ha rammentato ieri la sua detenzione in un riformatorio infantile in modo commovente. È avvenuto nell’ambito della manifestazione nell’ex campo di concentramento di Ravensbrück in occasione della prima proiezione del film “I testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista”.

    Un tema che, secondo l’opinione dello storico Detlef Garbe presente a questa manifestazione, “ha incontrato il poco interesse della più recente ricerca storica fino all’attuale momento”. Garbe, che dirige il Museo Memoriale di Neuengamme e che si occupa da dieci anni della storia della persecuzione dei testimoni di Geova, non ha abbandonato fino ad oggi il suo senso critico nei confronti degli Studenti Biblici. Nondimeno, stando alle sue affermazioni, nutre “grande rispetto per quei testimoni di Geova, la cui fede in Dio e la cui fiducia nelle promesse bibliche diede loro la forza di serbare rispetto per la vita anche in quel tempo spaventoso…Uno sprazzo di luce in un tempo tenebroso”.

    Nella documentazione filmata di 78 minuti prodotta dalla Società Torre di Guardia (Watchtower Bible and Tract Society) prendono la parola diversi storici e testimoni viventi vincolati alla comunità religiosa da un’amicizia non incondizionata, fra i quali una gran parte membri della stessa comunità. Il preludio del film è formato da un seminario internazionale sulla persecuzione dei testimoni di Geova, che ha avuto luogo nel settembre 1994 a Washington D.C. Bisogna immaginarsi quanto coraggio costò essere diversi in questo regime, disse allora ai partecipanti Michael Berenbaum, direttore dell’istituto di ricerca del U.S. Holocaust Memorial Museum [Museo Memoriale Statunitense dell’Olocausto]: “Si entra in un locale e si sente dire: ‘Heil Hitler!’ e si dice: ‘Buon giorno’. Si esce e si sente ancora: ‘Heil Hitler!’ e si dice: ‘Arrivederci’.” I testimoni di Geova si sarebbero rifiutati di accettare anche i minimi elementi del nazionalsocialismo incompatibili con la loro fede. “Questo comportamento”, dice Berenbaum, “testimonia un coraggio civile unico nel suo genere”.

    Gran parte del film abbraccia tuttavia il periodo trascorso prima e durante il regime nazista. Secondo la testimonianza di Garbe i testimoni di Geova furono oggetto, già negli anni 20, delle più violente aggressioni da parte di gruppi nazionalistici. Poco dopo la presa del potere di Hitler i testimoni di Geova furono la prima comunità cristiana messa al bando.

    Nel film sono narrati alcuni destini dai seguenti anni spaventosi. Quasi un testimone di Geova su tre degli allora 25.000 Testimoni residenti in Germania subì rappresaglie. 6262 furono arrestati, 2074 internati in campi di concentramento. 635 persero la vita.

    Geneviève de Gaulle, nipote del leggendario statista francese, fu essa stessa detenuta nel campo di concentramento di Ravensbrück. Rammenta con grande rispetto le inflessibili testimoni di Geova contrassegnate col triangolo viola: “In sostanza, queste donne che sembravano così deboli e sfinite, erano più forti delle SS che esercitavano il potere su di loro”.

    Allo scoppio della seconda guerra mondiale iniziò ad aumentare la pressione sui testimoni di Geova. Detenuti condannati per la loro fede religiosa avrebbero ottenuto la libertà con una sola firma d’abiura, ma rifiutarono perché in quel caso sarebbero stati mandati a combattere al fronte. Più di 200 furono giustiziati. “Nel Terzo Reich furono il solo gruppo che nella sua totalità sostenne la sua obiezione di coscienza”, ha spiegato Garbe.


Questi articoli sono stati tradotti dal tedesco da un nostro collaboratore.
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