Articolo da: Il Nuovo
Cultura 20 Febbraio 2001
L'ira
di Benito contro Geova
Il
dittatore odiava talmente i testimoni di Geova da
ordinarne nel 1939 la "Grande Caccia"
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Il regime fascista considerò i Testimoni di Geova tra ''i fanatici più pericolosi''. E per questo non esitò a perseguitarli senza sosta, nonostante il loro numero negli anni Trenta non raggiungesse, secondo le cifre della congregazione religiosa, le duecento unità. Ci sono prove che Benito Mussolini in persona seguisse personalmente la repressione del proselitismo. A far andare su tutte le furie il dittatore erano stati i rapporti dell'Ovra in cui si riferiva che i Testimoni di Geova ritenevano ''il Duce e il Fascismo emanazioni del demonio''.
A indagare sul pressoché sconosciuto capitolo dei seguaci di Geova durante il Ventennio mussoliniano è stato lo storico Paolo Piccioli, autore di una ricerca tra le carte dei ministeri dell'Interno e della Giustizia custoditi a Roma presso l'Archivio Centrale dello Stato, di cui una sintesi è stata pubblicata sul periodico ''Studi storici''. Almeno fin dal 1928 le autorità di polizia raccolsero informazioni sui Testimoni di Geova all'estero tramite la rete delle ambasciate. Nell'ambito di questi accertamenti, sia la sede mondiale a Brooklyn che la filiale di Berna la quale soprintendeva, fino a poco dopo la seconda guerra mondiale, all'opera dei 'fratelli' in Italia, furono visitate da emissari della polizia fascista. Tutti coloro che ricevevano pubblicazioni della congregazione furono schedati e nel 1930 fu vietata l'introduzione sul territorio italiano della rivista ''Svegliatevi!''. Negli anni successivi divenne sempre più difficile ricevere le loro pubblicazioni, che venivano bloccate presso gli uffici postali, sequestrate e distrutte. Anche la gran parte della corrispondenza indirizzata ai seguaci di Geova non venne mai recapitata e una buona porzione si trova presso l'Archivio Centrale dello Stato.
L'impegno pacifico dei proseliti di Geova era considerato dalla polizia fascista ''attività antinazionale'', che essi avrebbero svolto specialmente in occasione della ''Campagna d'Africa'', rifiutandosi anche di versare ''l'oro alla patria''. Cominciarono così gli arresti: sulle proposte di assegnazione al confino e su altre proposte punitive è stato rinvenuto spesso un timbro con la frase ''Presi gli ordini da S.E. il Capo del Governo'' o 'Presi gli ordini del Duce'', con la sigla del capo della polizia Arturo Bocchini in segno di approvazione della proposta. Mussolini, che seguì quindi direttamente tutta l'opera di repressione, incaricò l'Ovra di coordinare le indagini sui Testimoni di Geova su tutto il territorio. La 'grande caccia' contro di loro, a cui parteciparono i carabinieri e la polizia, avvenne dopo la circolare del 22 agosto 1939. Nel giro di qualche settimana circa 300 persone furono interrogate, inclusi individui solo abbonati alla rivista ''La Torre di Guardia''. Circa 150 fra uomini e donne furono arrestati e condannati, fra cui 26 ritenuti i maggiori responsabili, che furono definiti al Tribunale Speciale. (24 Febbraio 2000 Ore 14:00)
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