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Citazioni e riassunto dal libro 
Gerhard Steinacher 
Morto per rendere onore a Dio

dal libro “Er starb für Gottes Ehre“
di Gyula Varga.

 


Da pagina 20 a pagina 25:

Gerhard (o Gerhardt) Steinacher naque a Vienna il 21 settembre 1920.

    Dopo la scuola media lavorava come addetto al deposito in una ditta grossista per alimentari. Sua madre era una Testimone di Geova, suo padre no. Lui stesso ha lasciato la chiesa cattolica  il 28 febbraio 1938. Il 1. Novembre 1938 divenne membro della D.A.F. (Organizzazione degli Operai Tedeschi): Con questo passo molto probabilmente ha voluto documentare la sua disponibilità di “lavorare anziché sparare”, come in seguito ha ripetutamente scritto nelle sue lettere. Più tardi però si è rammaricato di questa decisione, come risulta da una lettera del 24.1.40 che legge: oggi ho rimediato allo sbaglio che facevo…”(molto probabilmente aveva ripetuto il suo rifiuto di  abbracciare le armi). Il 15.9.1939 Gerhard è stato arrestato. Il 11.11. 1939 ha subito il primo processo “per rifiuto di prestare il servizio militare” ed è stato subito condannato a morte. Il secondo processo del 2.3.1940 confermò il primo giudizio, e rifiutò la concessione della grazia. Il 30 marzo 1940 Gerhard Steinacher, anni 19 e 6 mesi, è stato giustiziato con la scure a Berlino Plötzensee. Caduto il regime nazista, il padre chiese alle autorità competenti gli atti rispettivi, ma nel 1947 gli fu comunicato che “tutti i documenti sono stati distrutti e non si sa dove è stato sepolto suo figlio”.

 Pagine da 26 a 65

   
Steinacher era una persona semplice, non un  eroe o un fanatico; le sue lettere rivelano che aveva paura sia della separazione dalla famiglia , sia dalla morte. Fin dall’inizio  però gli è stato chiaro che non doveva tradire il suo Dio Jehova. Non sappiamo per quanto tempo è stato in contatto con i Testimoni di Geova e non possiamo sapere fino a che punto conosceva la Bibbia. Ma le lettere documentano la sua fede crescente che gli fece andare la via della coscienza- la via che  portava diritto alla morte.

    Scrive da Berlino in data 29.10.39: “A Vienna era tutto meglio. Là potevo tenere la Bibbia, qui ho dovuto lasciare tutto.” Da Vienna aveva ancora incoraggiato i genitori: “leggete lentamente il Salmo 91! Ora non ho più la Bibbia, ma cito ancora a memoria: colui che semina con lacrime, mieterà con gioia……confidiamo in Dio…”

    Gerhard non scrive nulla di concreto, dice solo che deve lavorare e che il cibo non è particolarmente buono – non dobbiamo dimenticare  che le lettere sono tutte censurate, e forse non voleva neanche spaventare i genitori. Quest’ultima ipotesi si deduce anche dalla lettera del 18.11.1939, nella quale comunica la condanna a morte, attenuando la notizia con espressioni di speranza:”….sono ancora giovane…abbiate fiducia in Dio che dirigerà tutto per il meglio….” Gerhard ripete tre volte: “abbiate fiducia in Dio”, ma non dice come si sente personalmente dopo la sentenza.

    Dalla lettera del 24.11.l939 invece traspare la sua paura: “Mercoledì mi hanno di nuovo interrogato e chiesto di fare il giuramento. Non so cosa fare, non voglio altro che ubbidire a Dio, a renderGli onore, e gli chiedo di accettarmi nel suo regno di vita eterna e di pace; io sono disperato, perché avrò di nuovo un processo dove dovrei ritrattare, ma non posso tradire Dio; prego notte e giorno che mi aiuti a non farmi peccare contro i suoi comandamenti, che mi faccia scegliere la via giusta; io sono ancora un bambino e non sono così forte, vorrei tanto di nuovo essere con voi;non so cosa succederà, ma vi scriverò ancora”.

    Lettera del 1.12.1939:Oggi ho ricevuto la vostra lettera…è stato chiesto la grazia, se viene concessa mi mandano al fronte insieme alla truppa. La situazione è pericolosa, vedremo se sarà concessa, vedremo come Dio manovrerà le cose….”

    Purtroppo non sappiamo nulla di preciso su questa richiesta di grazia. Si potrebbe avere la sensazione che se fosse concessa, Gerhard sarebbe venuto meno, ma sappiamo che anche in seguito gli fu dato ripetutamente l’occasione di ritrattare, ma non gli venne mai neanche in mente di farlo.

   
Piuttosto incolpava se stesso:” Dio è giusto. Pregate che mi perdoni la stupidaggine che ho fatto e che dirigerà tutto per il meglio.” Probabilmente intendeva con “stupidaggine” la sua iscrizione all’organizzazione degli operai tedeschi.

    Lettera dell' 8. 12. 1939:

    “Cari genitori, fino ad oggi ho aspettato invano le vostre notizie. Ora sono passati tre mesi dal mio arresto; avrei potuto costruire una casa intera, ma sto qui e non faccio niente. Il mondo è un mondo alla rovescia, Satana lavora, ma Dio sarà più forte.” 

   
Oltre un mese è già passato dalla sentenza di morte, ma i genitori non manifestano alcuna reazione. Gerhard non può sapere che loro non hanno ancora ricevuto la sua lettera.

    Lettera del 12.12.1939: “Perché non scrivete? Aspetto sempre inutilmente ….mi sembra di essere Robinson, sono sempre solo, non so come andrà a finire…”

   
Finalmente la risposta da parte dei genitori: “27.12.1939. Abbiamo imbiancato la cucina….ti manderò le scarpe alte e DM 5.-….forse arriverà Resi per Natale …. ti salutano e ti baciano i tuoi genitori.”

   
Nessuna parola circa la condanna morte. Perché ? La notizia è sicuramente arrivata, perché la lettera comincia con le parole: 

    “Oggi abbiamo avuto due delle tue lettere; una del 18.11. e una dell' 8.12.” Molto probabilmente dietro a questo silenzio si nasconde un dolore immenso. Gerhard lo sa, lui conosce i suoi genitori, perciò non chiede: cosa dite della mia sentenza, ma risponde piuttosto alle notizie insignificanti: “Grazie delle scarpe alte e dei 5 marchi. Ora posso comprarmi dei dolci. Dolci ? Mi fanno ridere, non sono che panini con un po’ di zucchero e costano 10 Pfennig, mentre a Vienna potrei avere una fetta di torta al cioccolato per soli 3 Pfennig.”

   
Il giorno 10.1.1940 Gerhard riceve altre due lettere . In nessuna si tocca l’argomento sentenza . “Caro Gerhard! Non essere triste, non preoccuparti per noi, noi stiamo bene e chiediamo sempre il Signore di proteggerti e di non abbandonarti …..A Vienna ora ci sono 22° sotto zero…..forse un intervento di Dio porterà dei cambiamenti….”

    Da ora in poi la madre scrive sempre di catastrofi naturali, forse vuole dare una speranza di salvezza a suo figlio, pensando che Armaghedon potesse essere vicino.
    
    Gerhard invece si è ristabilito nella fede e scrive: “ Avevo già detto tante volte che sono disposto a lavorare, per questo posso dare la mia parola, ma il giuramento non posso farlo, perché devo e voglio mantenere i comandamenti di Dio.”

    Due mesi dopo la sentenza dell' 11.11.1939 Gerhard ha vinto la battaglia della propria fede, ha eliminati i dubbi, ha vinto la paura davanti alla morte. Non ha mai scritto ai genitori, quante volte lo hanno interrogato o di come è stato trattato nel campo di concentramento. Gerhard non ha mai incontrato un fratello che lo avrebbe potuto fortificare con qualche versetto biblico; da sei mesi non aveva né la Bibbia, né alcuna pubblicazione della Società Torre di Guardia. La sua speranza nella resurrezione era la sua unica fonte di energia. Nessuna lettera fa intravedere qualsiasi traccia di odio e neanche amarezza nei confronti dei suoi persecutori.

    L’ultima lettera di Gerhard porta la data del 29.3.1940.


Anton Uran
perseguitato - dimenticato -giustiziato 
(dal libro ANTON URAN di Vinzenz Jobst)  

 

  I primi capitoli del libro sono dedicati alla dettagliata descrizione della vita rurale della Corinzia durante il periodo immediatamente prima dell’Anschluss  e durante i primi anni della guerra 1939-45.

    Un capitolo tratta dell’ambiente familiare del protagonista ANTON URAN che divenne Testimone di Geova nel 1938 all’età di 18 anni e rimase l’unico membro della famiglia ad abbracciare questa fede. Nel piccolo villaggio dove Anton lavorava da taglialegna esisteva già dal 1927 un gruppo di Bibelforscher che alla fine degli anni '30 era cresciuto a 27 membri. Si tratta di un paesino di montagna vicino a Klagenfurt in Carinzia,  sulle sponde settentrionali del Lago di Wörth.

    Facevano parte di questo gruppo sia Gregor Wohlfahrt sia Johann Stossier – ambedue giustiziati come Anton per “sovvertimento delle forze armate”.

     Cito da pagina 38 del libro:

    “Dei 26 membri della congregazione di allora ben 14 furono uccisi, due morirono dopo la fine della guerra in seguito al tifo. Sette degli uccisi furono decapitati, una morì nelle camere a gas, e sei morirono nei campi di concentramento. Sei membri del gruppo sopravvissero la persecuzione nazista.”

    Anton Uran perse la vita il 23 febbraio del 1943.

     Pagina 68:

    In occasione dell’apertura del Museo per l’Olocausto nel 1993 a Washington, il Presidente degli USA Bill Clinton invitò Franz Wohlfahrt, il figlio di Gregor Wohlfahrt , per parlare dei suoi ricordi davanti al pubblico.

     Il libro ANTON URAN cita nella bibliografia uno scritto di Franz Wohlfahrt: “ A brief History of the Persecution of one Congragation of Jehovah’s Witnesses in Austria”. Dattiloscritto, 1993, Techelsberg.

    Il libro riporta 16 lettere di Anton Uran.

 
    * Vedi il sito dedicato a Anton Uran - Ghigliottinato il 23 Febbraio 1943 [[Nota bene clicca sulla foto]


Cortesia di una collaboratrice


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