Triangolo Viola - Il sito

 

Testimoni di Geova e l'Olocausto - La Nazione 4 luglio 2001 ediz. Lucca

Perseguitati da Hitler: I martiri di di Geova - L'Adige 1 Marzo 200

Una storia che è stata in parte dimenticata:I Testimoni di Geova e il dramma nazista
IL PICCOLO - Ed. Alessandria - 17 aprile 2002

Quel dovere della memoria - La Provincia - 5 Maggio 2002

Nazismo, le vittime dimenticate - La drammatica testimonianza di un internato oggi ottantenne - La Nuova Sardegna - 1 Giugno 2002

I testimoni di Geova nei lager: Pagina di storia da scavare - Il Gazzettino Online - 6 Novembre 2002 

«Triangoli viola», testimoni di Geova nei lager - Il Piccolo di Trieste - 8 Novembre 2002

Fra i Testimoni di Geova, le mille «vittime dimenticate» nei lager nazisti - Il Piccolo di Trieste - 9 Novembre 2002

Risiera, l’Olocausto dimenticato - Il Piccolo di Trieste - 10 Novembre 2002

L'Olocausto e i Triangoli Viola insegnano - Il Corriere delle Alpi - 10 novembre 2002

TESTIMONI DI GEOVA E OLOCAUSTO: FOTO INEDITE E TESTIMONIANZE - OttoPagine - 7 novembre 2002

OLOCAUSTO, FILMATO E IMMAGINI INEDITE SULLA PERSECUZIONE DEI TESTIMONI DI GEOVA - OttoPagine - 10 novembre 2002



Testimoni di Geova e l'Olocausto


La Nazione 4 luglio 2001
ediz. Lucca 
http://lanazione.monrif.net/chan/6/5:2339034:/2001/07/04

Testimoni di Geova e l'Olocausto

Sabato scorso a Villa Bottini, presenti 385 persone, si è tenuto un incontro su «I dimenticati dalla storia: i Testimoni di Geova e l'Olocausto» durante il quale è stato proiettato un film documentario. Sono intervenuti Domenico Maselli, Marinella Lazzarini e Lilio Giannecchini, la signora Nusia Hoffman, sopravvissuta al campo di Gabersdorf. Intanto a Viareggio, presso la Torre Matilde si è inaugurata una mostra documentaria sullo stesso tema che chiuderà i battenti domenica 8 luglio. 

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Perseguitati da Hitler: I martiri di di Geova
di Gustavo Corni

L'Adige 1 Marzo 2002
http://www.ladige.it/articoloHtml.asp?IDNotizia=171469

Si inaugura oggi, al museo storico in Trento per restare aperta fino al 10 marzo, la mostra documentaria "la persecuzione dei testimoni di Geova sotto due dittature". Oggetto della mostra è la persecuzione subita nel periodo della dittatura hitleriana (con una piccola appendice riguardante la repubblica democratica tedesca) da una "categoria" finora largamente ignorata dalla storiografia: i "testimoni di Geova", ...chiamati nel gergo di allora "studiosi della bibbia" (Bibelforscher). 
Si tratta - lo ripeto - di un tema probabilmente marginale nel contesto della politica di discriminazione e di persecuzione attuata dal regime hitleriano. I circa 25.000 aderenti a questa "setta" (uso il termine in modo neutro e privo di connotazioni spregiative!) presenti in Germania nel 1933 spariscono di fronte al mezzo milione di ebrei tedeschi o ai quasi sei milioni di uomini e donne, provenienti da molti paesi europei, costretti al lavoro schiavizzato (e sottoposti ad ogni sorta di angherie e di violenze) per l´economia di guerra tedesca; ed i circa 1.000 testimoni uccisi, giustiziati, morti di malattie o di privazioni nei campi non sono nulla rispetto ai quasi sei milioni di ebrei sterminati o ai milioni di civili russi morti durante la durissima occupazione militare della loro patria. Né, politicamente, la "resistenza" degli aderenti a questa piccola "setta" può essere messa a confronto con la fronda dei militari e di una parte della classe dirigente tedesca, che sfociò nell´attentato fallito a Hitler del 20 luglio 1944.

Tuttavia, il tema merita attenzione per una serie di motivi e la mostra - che è circolata ampiamente negli ultimi anni soprattutto in Germania - costituisce a mio parere un momento significativo di riflessione.
Il regime hitleriano, che si serviva dell´individuazione di "nemici" come strumento politico per rafforzare il consenso nei propri confronti, scatenò la sua poderosa violenza - sotto forma di persecuzioni, segregazioni, discriminazioni, incarceramenti, fino all´eliminazione fisica - nei confronti di numerose categorie: contro nemici politici, quali i comunisti, contro categorie definite sul piano ideologico, come i pastori protestanti della "chiesa confessante", sul piano "razziale" come gli ebrei o sul piano nazionale, razziale e politico assieme, come gli slavi (soggiogati - secondo Hitler - all´odiato e temuto "giudeo-bolscevismo"). 
In molti casi, odii di natura nuova si mescolarono a pregiudizi radicati nella mentalità collettiva. E' il caso dei cosiddetti "zingari". Riconosciuti dagli studiosi della razza tedeschi sul piano razziale come gli archetipi della razza ariana, essi vennero poi duramente perseguitati e massacrati (nei ghetti e nei campi subirono un trattamento addirittura peggiore rispetto agli ebrei) in quanto la loro purezza razziale venne dichiarata contaminata e degenerata da comportamenti asociali e delinquenziali. Qui, i pregiudizi popolari svolsero un ruolo cruciale nel determinare la sorte di questi sventurati.
Sappiamo molto poco della persecuzione degli "zingari", al punto che non è stato possibile neppure stimare il numero delle vittime. Ancor meno sappiamo dei testimoni di Geova. Su questa categoria, oberata nel sentire comune della gente da molte diffidenze e da profondi pregiudizi (che continuano tuttora) confluì un´ostilità variegata da parte del regime: essi erano una setta chiusa, impenetrabile, che non riconosceva alcun´autorità civile in quanto tutta protesa ad un progetto salvifico ultraterreno. Perciò rifiutavano di svolgere il servizio militare, di fare il saluto nazista, di piegarsi all´acritica "adorazione" del führer. Erano poi profondamente impermeabili a qualsiasi manipolazione ideologica e propagandistica, in quanto rinserrati (anche a causa dell´ostilità del mondo esterno) nella propria, rigida ideologia. Ma c´è di più: essi erano impegnati in un´incessante azione di proselitismo che tendeva ad estendere il raggio - ancorché assai limitato in termini assoluti - della loro influenza. I loro legami con la chiesa-madre negli stati uniti li rendeva sospetti di "internazionalismo"; infine, il loro attaccamento al vecchio testamento li rendeva sospetti di collusione con l´ebraismo.
Questo viluppo di elementi offrì bastanti motivi al regime per perseguitarli fin dall´inizio. Insomma, i testimoni erano una setta "anti-stato" per eccellenza, inaccettabile per un regime che voleva appiattire con ogni mezzo qualsiasi forma di diversità, di autonomia rispetto ad esso. Come rispose uno di loro alle SS che lo interrogavano: "io riconosco un solo dio, Geova, nessuna autorità in terra gli può essere superiore". Di fatto, già nel giugno del 1933 tutte le attività pubbliche dei testimoni vennero ritenute fuorilegge.
La persecuzione assunse svariate forme: dal sequestro dei beni, all´incarceramento (a migliaia, forse diecimila, vennero internati fin dal 1933-34 nei campi di concentramento e trattenuti in base a norme eccezionali di polizia a tempo indefinito), alle pressioni per indurli ad abiurare, alla particolarmente odiosa sottrazione dei figli, affidati dai tribunali a famiglie "germaniche" per sottrarli alla perniciosa influenza dell´ambiente familiare (come è noto, la setta aveva ed ha una forte tendenza a strutturarsi su base familiare). 
Il trattamento dei testimoni da parte delle autorità nazionalsocialiste fu particolarmente violento e discriminante: nei campi, i testimoni furono perlopiù destinati ai cosiddetti "reparti di disciplina", nei quali le condizioni di vita erano particolarmente dure. A centinaia perirono così per fame, malattie e per le violenze subite, mentre altre centinaia furono giustiziati in quanto si rifiutarono di arruolarsi nelle forze armate tedesche durante la guerra.
come reagirono i testimoni a questa persecuzione? la mostra trentina dà una lettura della risposta degli aderenti alla setta in termini - per così dire - assoluti. I testimoni reagirono con dignità, fermezza, senza cedimenti né compromessi rispetto alla loro salda fede.
Vi sono moltissimi elementi che corroborano questa interpretazione: le stesse autorità nazionalsocialiste non sapevano come comportarsi nei campi: prima cercarono di dividerli, per isolarli ed indebolirli; ma poi si accorsero che ogni testimone, inserito in una diversa baracca del campo, rischiava di diventare un focolaio di proselitismo. Allora, fecero marcia indietro, raggruppandoli nuovamente in reparti appositi, i più duri, affinché la loro dinamica di proselitismo fosse circoscritta. Numerosi testimoni, incarcerati con loro, attestano della loro tenace coerenza, della loro indisponibilità a piegarsi a qualsiasi compromesso.
Ernst Fraenkel, autore di uno studio fondamentale sul regime nazionalsocialista, ha scritto che fra tutti i gruppi d´opposizione e di perseguitati i testimoni sono quelli che con maggior coerenza e tenacia hanno difeso fino all´ultimo i propri valori. 
Tuttavia, una lettura così univoca finisce per lasciare in ombra alcuni aspetti del comportamento dei testimoni, che non possono essere ignorati. 
Nella prima fase dell´ascesa del regime hitleriano i rappresentanti ufficiali della setta fecero una professione di parziale adesione al nazionalsocialismo, sottolineando la loro apoliticità e, quindi, il loro non voler in nessun modo creare difficoltà al neonato regime. 
Questo "compromesso" (del quale la mostra qui presentata non parla) non è privo di toni anti-ebraici ed ostili al "complotto" anglo-americano, che indubbiamente tendevano a presentare al führer la posizione dei testimoni sotto una luce politicamente accettabile. Ma il compromesso non ebbe - come s´è detto - alcun effetto positivo: la discriminazione e la persecuzione marciarono con inesorabile efficienza.
Non credo che il fatto che la mostra abbia omesso di parlare di questo aspetto la renda meno interessante. Né mi interessa entrare nel merito di eventuali dissensi interni alla "setta", suscitati anche di recente proprio dalla mostra documentaria. Gli organizzatori (la stessa associazione dei testimoni di Geova di Trento) hanno privilegiato una lettura - accettabile - in chiave di martirio. 
In effetti, di questo si è trattato: migliaia di uomini e donne "semplici" non hanno ceduto, si sono sacrificati senza compromessi in nome di una fede fortemente introiettata, vissuta fino all´estremo sacrificio. 
Se vi siano stati cedimenti (peraltro comprensibili), da parte delle gerarchie o da parte di singoli, potrà essere messo in evidenza da una ricerca storiografica, che è ancora agli inizi. 
Si pensi che il recente (e pur valido) studio di m. Reynaud e s.Graffard, «The Jehova´s witnesses and the nazis», New York, 2001, non ha note archivistiche (come ogni documentata ricerca storica dovrebbe avere). 
Per il momento, credo convenga riflettere sulla straordinaria coerenza e capacità di sacrificio dimostrata da tanti testimoni di fronte ad un regime che li perseguitava inesorabilmente.

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Una storia che è stata in parte dimenticata
I Testimoni di Geova e il dramma nazista

IL PICCOLO - Ed. Alessandria - 17 aprile 2002
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CASALE - Quanti  sanno che durante gli anni del nazionalsocialismo le ca­mice brune hitleriane non limitarono la loro opera di persecuzione agli israeliti, ma che anche decine di migliaia di famiglie di altri credo vennero perseguitate finendo nei campi di detenzione. Tra queste ci furono anche i testimoni di Geova che, a partire al 1933, pagarono la non abiura della loro fede con la detenzione e, talvolta, con la morte.

    E nei campi, similmente alla stella  di Davide cucita sulle casacche che contraddistingueva gli ebrei, per loro il simbolo della privazione della libertà era il triangolo viola.

    Le cose non migliorarono in una parte della Germania, divisa in due dagli alleati dopo la resa del maggio 1945, quella della Repubblica democratica, allora sotto l’influenza sovietica.

    L’Associazione cristiana Testimoni di Geova di Casale Monferrato ha voluto portare alla conoscenza della cittadinanza questo aspetto, per taluni versi, non ancora completamente esplorato del  ventesimo secolo. E lo la fatto sabato pomeriggio con una interessante esposizione di pannelli sotto i portici corti di via Roma.

    In una drammatica sequenza vengono seguite le varie tappe dall'avvento di Hitler e del nazionalsocialismo al potere in Germania, sino alla loro caduta, per poi proseguire negli anni della Germania Est (Stato ormai consegnato alla storia dopo il suo rias­sorbimento nella comune patria tedesca dell'inizio degli anni Novanta, conseguente alla caduta del Muro di Berlino)

    La mostra “Triangoli viola - Storia di una resistenza straordinaria” può essere proposta in modo itinerante. Infatti analoghe esposizioni erano state ef­fettuate in precedenza sia a Vercelli, sia a Murisengo.

    I pannelli, corredati da una buona documentazione fotografica e da testi esaurienti, consentono al visitatore di ripercorrere, dunque, un cammino di do­lore attraverso gli anni dei totalitarismi, aprendo una pagina di storia, cui già la pubblicazione,  avvenuta nel 1994, del libro “I Bibelforscher e il nazismo. I dimenticati della storia”. di Graffard e Tristan, aveva consentito di rendere noti documenti e testimonianze dei Testimoni di Geova.

    La mostra è supportata da un documentario “I Testimoni di Geova: saldi di fronte all'attacco nazista”, nel quale dieci storici europei e nord americani narrano insieme tragici fatti sui quali sinora non si è molto parlato da parte della storiografia.

    E' noto, infatti, che il nazionalsocialismo non ebbe mano leggera con nessuno dei credo religiosi, quando questi si mettevano in contrasto con la sua visione totalitaristica.

    La mostra ha riscontrato una notevole interesse nell’intero pomeriggio da parte dei Casalesi.

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Convegno. 'Lo sterminio nazista dei Testimoni di Geova' ieri pomeriggio davanti a una sala gremita 
Quel dovere della memoria

Tra i relatori al Cittanova lo storico Marcello Pezzetti

La Provincia - 5 Maggio 2002

  Clicca qui per visualizzare l'articolo con le foto nel formato originale..
oppure http://www.cremonaonline.com/editoria/la_provincia/articolo.CREMONA.P20020505084.html

 

Il dovere e la forza della memoria: per scongiurare l'estremo oltraggio dell'oblio, vigiliare contro il rischio di inquietanti ritorni, garantire un presente ed un futuro capace di mettere da parte i pregiudizi verso tutte le minoranze. Lascia un messaggio importante soprattutto per i giovani il convegno 'I dimenticati dell'Olocausto -Lo sterminio nazista dei Testimoni di Geova'. 

L'appuntamento di ieri pomeriggio ha riempito il palazzo Cittanova, facendo luce su una pagina di storia di cui finora si è detto e scritto troppo poco. Eppure merita di essere conosciuta la vicenda dei 'triangoli viola', chiamati così per il distintivo  che erano obbligati a portare nei lager. Perchè i Testimoni di Geova 'hanno dimostrato che opporsi al nazismo era possibile'. 
Anche se il prezzo da pagare fu pesantissimo: nella sola Germania circa 10.000 di loro soffrirono nelle prigioni e nei 
campi di sterminio, e quasi 2.000 persero la vita. «Ma rimasero comunque saldi nelle loro convinzioni, e levarono la voce contro la crudeltà del Reich», si è ricordato ieri. «Anche per questo la loro testimonianza, vissuta fino al martirio, non va dimenticata». Una testimonianza che è stata al centro dell'incontro di ieri, aperto dopo i saluti di Bodini e Corada da un documentario di grande impatto: 'I Testimoni di Geova saldi di fronte all'attacco nazista'. Poi è toccato a tre esperti di primo piano analizzare altrettanti aspetti di un tema ancora scomodo. Andrea Bienati (Cattolica di Milano) si è soffermato sul 'reato di essere minoranza nel Terzo Reich', mentre Claudio Vercelli (Istituto Salvemini di Torino) ha ricostruito la persecuzione e la deportazione dei Testimoni di Geova in Italia ed in Germania. 'Il sistema dei campi' è stato al centro della relazione del cremasco Marcello Pezzetti, tra i massimi esperti mondiali dell'Olocausto. Al convegno, organizzato dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova di Cremona, con il patrocinio di Provincia e Comune, si affianca una mostra documentaria, che può essere visitata fino a venerdì 10 (dalle 9 alle 18) presso la sala Alabardieri del palazzo Comunale. 
Andrea Gandolfi

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Al teatro Civico una mostra e un convegno dedicati al sacrificio dei testimoni di Geova
Nazismo, le vittime dimenticate
La drammatica testimonianza di un internato oggi ottantenne

La Nuova Sardegna 1 Giugno 2002
http://www.lanuovasardegna.quotidianiespresso.it/lanuovasardegna/arch_01/sassari/cronaca/sc401.htm


a.baz.

SASSARI. Perchè le «vittime dimenticate» dello sterminio nazista non cadano nell'oblio. Così sono definiti dagli storici tedeschi i testimoni di Geova, i dimenticati delle persecuzioni naziste, avvenute tra il 1934 e la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma a 57 anni dalla fine dell'ultimo conflitto mondiale, è ancora doveroso ricordare quelle persone che soffrirono e morirono.
Sofferenze causate dalla stoltezza di un regime che cercava in tutti i modi di cancellare la dignità umana. La mostra allestita in questi giorni al teatro Civico e il convegno di giovedì, preceduto da un toccante documentario storico, allora vogliono raggiungere proprio questo scopo. Un nuovo modo di vedere la storia, questa volta dalla parte di quelle minoranze religiose che, insieme ad altre etnie e razze, soffrirono per la pazzia di pochi. E a seguire il convegno di giovedì, che ricostruiva la storia dei sopravvissuti del campo di concentramento di Mauthausen e anche di coloro che invece non ce la fecero, c'era un teatro Civico gremito da spettatori adulti ma, soprattutto, da giovani. È emerso un comportamento coerente dei testimoni di Geova, che furono per la maggior parte saldi di fronte all'attacco nazista. Pur potendosi salvare abiurando la loro fede religiosa andarono incontro al loro destino a testa alta, senza piegarsi alla volontà dei loro carnefici. Nelle prigioni e nei campi di concentramento ne morirono circa 2000, tra uomini, donne e bambini. Commovente la testimonianza di Luigi Rizzi, deportato nel 1944 nel campo di Mauthausen, presente anche lui al Civico giovedì sera. È calato il gelo in sala al racconto delle crudeltà alle quali venivano sottoposti i deportati. Ricordi sempre vivi nella sua memoria di ottantenne. Appunti di un viaggio verso l'inferno, registrati nella sua mente con un inchiostro indelebile, così come il suo numero di matricola, il 57.374. Poco più di un anno vissuto ai lavori forzati, tra le bastonate degli aguzzini e i malanni che andavano a debilitare sempre più il suo stato di salute.
Segni indelebili che lo segnarono anche nel fisico: una pleurite e una camminata claudicante lo accompagnarono anche dopo il suo ritorno a casa. Marina Saba, docente dell'Università di Sassari invece, ha voluto ricordare il sacrificio, compiuto durante le persecuzioni, dalle donne, quasi sempre dimenticate dalla storiografia. Figure che i nazisti cercavano di annullare nella loro dignità, affinchè si avesse l'impressione di uccidere un animale piuttosto che un essere umano. Il professor Federico Francioni, infine, ha fatto presente che la lotta per la memoria importante per definire la realtà di un popolo, che ha resistito alla barbarie nazista.

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SANTA GIUSTINA 
I testimoni di Geova nei lager: Pagina di storia da scavare 


Il Gazzettino Online - 6 Novembre 2002

S. Giustina 
Nella serata di venerdì Santa Giustina ospiterà un convegno dedicato ad un aspetto poco conosciuto dell'Olocausto nella seconda guerra mondiale: le persecuzioni subite dai testimoni di Geova da parte del regime nazista. L'appuntamento s'intitola infatti "In memoria dell'olocausto - I triangoli viola"; questi ultimi erano il segno distintivo dei deportati nei campi di concentramento, riconosciuti come testimoni di Geova. La serata si svolgerà a partire dalle 20, nella sala conferenze della piscina comunale. L'intera cittadinanza è invitata a parteciparvi. Dopo il saluto del sindaco Ennio Vigne, interverrà tra gli altri la dottoressa Adriana Lotto, presidente dell'associazione culturale "Tina Merlin", che ha realizzato alcuni studi riguardanti la vita e le storie delle donne all'interno dei campi di deportazione nazisti.In quegli anni, i testimoni di Geova presenti nella Germania nazista erano circa 20 mila: più della meta fu deportata nei campi di concentramento, 2 mila morirono, altre 300 persone furono giustiziate al di fuori dei lager per aver fatto obiezione di coscienza. Gli appartenenti a questa religione erano infatti scomodi per l'impero militare tedesco, a causa dei loro continui inviti alla pace, al non cedere al potere delle armi.Non è la prima volta che in provincia di Belluno viene proposto un convegno di tal genere: in tempi recenti, paesi come Domegge di Cadore, Pieve di Cadore e Lentiai hanno dato la possibilità di conoscere tale realtà. Negli ultimi anni più di 2500 incontri dedicati ai triangoli viola, sono stati organizzati in tutta Italia. La manifestazione prevede la proiezione del documentario sull'olocausto, realizzato dal Museo di Washington, che riporta la testimonianza di migliaia di ex deportati testimoni di Geova, e le interviste a 10 storici che hanno studiato la persecuzione durante il nazismo. Il contenuto del documentario è di elevato valore culturale e non ha alcun carattere dottrinale o confessionale. Esso presenta un ampio repertorio di documentazione storica, la cui visione non può fare altro che promuovere il rispetto e la tolleranza, nonché un segnale di monito per le future generazioni affinché non si ripetano le vergognose atrocità compiute dal regime nazista. 

Andrea Dassie

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IL PICCOLO - Giornale di Trieste

Alla Risiera fa tappa la mostra itinerante sulla persecuzione nazista di cui fu vittima la congregazione 
«Triangoli viola», testimoni di Geova nei lager

IL PICCOLO - Giornale di Trieste - 8 novembre 2002

«Triangoli viola. La persecuzione nazista dei testimoni di Geova»: s’intitola così la mostra documentaria che verrà inaugurata domani, alle 17.15 nel Civico museo della Risiera di San Sabba-monumento nazionale (ratto della Pileria 43). La mostra è curata dalla Congregazione cristiana dei testimoni di Geova di Trieste e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, con l’adesione della Commissione del Civico museo della Risiera di San Sabba e la realizzazione dei Civici musei di storia e arte. All’inaugurazione seguirà la proiezione del video «I testimoni di Geova saldi di fronte all’attacco nazista» (30’). La mostra resterà aperta sino al 19 gennaio 2003 con orario feriale e festivo 9-13 (chiuso i lunedì, Natale e Capodanno) ingresso libero. Durante l’apertura è previsto un servizio informativo. Visite guidate ogni domenica alle 11 a cura della Congregazione cristiana dei testimoni di Geova di Trieste e su prenotazione anche per gruppi scolastici (tel. 040/636969).
Si tratta di una mostra itinerante che è stata già allestita negli ultimi anni in diversi ex campi di concentramento, musei, università, enti culturali ecc., in varie città d’Europa, registrando oltre 600.000 visitatori; in Italia è stata visitata finora da circa 300.000 persone. Il titolo della mostra prende spunto dal fatto che i testimoni di Geova erano contrassegnati nei lager da un triangolo viola cucito sulla giubba.
I testimoni di Geova furono tra i primi a essere rinchiusi nei campi di sterminio a seguito del loro rifiuto di sostenere Hitler; le prime deportazioni risalgono alla metà del 1933. Furono anche tra i primi a denunciare all’opinione pubblica internazionale le atrocità commesse nei lager, servendosi delle loro pubblicazioni distribuite allora in Germania e in varie parti del mondo in tredici lingue. Degli oltre 20.000 testimoni di Geova che vivevano all’epoca nella sola Germania, circa 10.000 soffrirono nelle prigioni e nei campi di concentramento nazisti, dove quasi 2000 persero la vita. È significativo che i testimoni di Geova avrebbero potuto essere liberati all’istante dai campi di sterminio se solo avessero firmato una lettera di abiura con la quale rinnegavano la propria fede.
Durante la mostra si potrà vedere il documentario «I testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista», realizzato in collaborazione con il Museo dell’Olocausto di Washington e contenente le testimonianze di ex deportati nei lager e di storici. Finora in Italia questo documentario è stato visto da oltre 2.500.000 persone in occasione di 2500 incontri sulla persecuzione nazista dei testimoni di Geova svoltisi negli negli ultimi anni presso musei, università, scuole, comuni, istituti penitenziari.
da. cam. 

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S’inaugura oggi alla Risiera di San Sabba la mostra che racconta il dramma della persecuzione dei «triangoli viola», marchio di una minoranza perseguitata 
Fra i Testimoni di Geova, le mille «vittime dimenticate» nei lager nazisti

IL PICCOLO - Giornale di Trieste - 9 novembre 2002

TRIESTE - Le vittime dimenticate. Quella dei Testimoni di Geova perseguitati dal nazismo e uccisi nei campi di sterminio è una vicenda sconosciuta. Anche se non dovrebbe essere così, a fare velo sulla memoria è stata prima di tutto l´esiguità del numero di quanti finirono nelle camere a gas, poco meno di un migliaio, di fronte alle cifre colossali che decimarono gli altri gruppi di deportati. E in secondo luogo non va dimenticata la posizione minoritaria rivestita dai Testimoni nell´ambito delle comunità religiose nazionali. Eppure è una storia che va riscoperta, perché proprio i Testimoni di Geova tedeschi esercitarono una attività di protesta contro il regime hitleriano che rappresenta un unicum nella Germania della svastica.
Per protestare contro la persecuzione messa in atto contro di loro, il 7 ottobre 1934 inviarono dalla Germania e da altri 50 paesi circa 20 mila lettere e telegrammi al governo tedesco su cui c´era scritto: «Il maltrattamento che infliggete ai Testimoni di Geova sorprende tutte le persone buone della terra e disonora il nome di Dio. Astenetevi dal perseguitare ulteriormente i Testimoni di Geova, altrimenti Dio distruggerà voi e il vostro partito».
Parole piene di un´ingenua ma forte e serena carica di fede che al Terzo Reich potevano fare l´effetto di una dichiarazione di guerra di una mosca a un elefante. Però la capacità di mobilitazione capillare dell´Associazione internazionale degli Zelanti Studenti Biblici aveva due aspetti potenzialmente pericolosi: avevano una rete diffusa anche fuori dalla Germania e possedevano un ottimo coordinamento. Lo dimostrò, il 12 dicembre 1936, la distribuzione contemporanea in tutta la Germania della Risoluzione, un documento nel quale i Testimoni protestavano contro la loro persecuzione, che venne condotta con un´audace campagna di volantinaggio.
L´efficacia delle loro azioni di denuncia rappresenta un significativo atto di resistenza civile in una Germania in cui furono poche le voci fuori dal coro.
La resistenza dei Testimoni di Geova al nazismo, dal quale vennero aggrediti già nel 1933, con la messa al bando delle loro attività di stampa e di predicazione, si concretizzò, oltre che con la predicazione, con l´obiezione di coscienza, vale a dire con il rifiuto di indossare l´uniforme militare, che costò a molti aderenti la ghigliottina.
A sollevare la polvere dell´oblio che si è depositata sulla persecuzione subita dai Testimoni di Geova ci ha pensato un´associazione che, nata a Parigi nel 1990, per riunire gli ex deportati e internati nei lager nazisti, ha dato vita a numerose iniziative. Tra queste spicca una mostra sulla persecuzione che è stata ripresa in Germania a metà degli anni Novanta e che è stata allestita in diverse città d´Europa, trovando accoglienza e interesse in musei, campi di concentramento, università: «Triangoli viola», nome che riprende il segno distintivo con il quale i Testimoni venivano marchiati nei lager. Finora la mostra ha registrato un afflusso di oltre 600 mila visitatori e da oggi (inaugurazione alle 17) verrà ospitata nella Risiera di San Sabba, dove rimarrà fino al 19 gennaio.
Curata dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova di Trieste (che assicurano anche un servizio di visite guidate ogni domenica alle 11) e promossa dall´Assessorato alla cultura del Comune, l´esposizione si articola in tre sezioni, illustrate da 50 pannelli ciascuna: «Le vittime dimenticate», «Resistenza spirituale dettata dalla convinzione cristiana» e «I Testimoni di Geova saldi di fronte all´attacco nazista». Quest´ultimo è anche il titolo del video che si potrà vedere durante la mostra e che è stato realizzato in collaborazione con il museo dell´Olocausto di Washington.
Paolo Marcolin 

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Inaugurata dinanzi a millecinquecento persone la mostra sulla persecuzione dei Testimoni di Geova

Risiera, l’Olocausto dimenticato
In Italia finirono quasi tutti davanti al Tribunale speciale fascista 

IL PICCOLO - Giornale di Trieste - 10 novembre 2002

Una grande folla per ricordare un altro Olocausto, spesso dimenticato, quello dei Testimoni di Geova. Ben millecinquecento persone sono confluite ieri alla Risiera di San Sabba, unico lager nazista dotato di forno crematorio dell’Europa meridionale per l’inaugurazione della mostra «Triangoli viola» che prende il nome dai contrassegni che nei campi di concentramento spiccavano sulle divise dei prigionieri che i nazisti chiamavano «Studenti della Bibbia».
Oltre cento foto per ricordare la clandestinità, gli arresti, la reclusione, le marce della morte, le esecuzioni capitali. Una rassegna itinerante che sta attraversando tutta l’Europa, ma che in Risiera ha trovato un’ambientazione drammaticamente consona e che infatti ha richiamato qui ieri centinaia di persone dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto. «Testimonial» d’eccezione dei Testimoni, con involontario gioco di parole, Samuele Podestà, notissimo giocatore della Pallacanestro Trieste e della nazionale italiana.
La persecuzione dei Testimoni di Geova ha avuto nei lager nazisti l’epilogo tragico, ma non è certo una storia esclusiva del Terzo Reich. «Quando a Roma sono stato processato dal Tribunale speciale - ha ricordato ieri Ernesto Arbanas, presidente provinciale dell’Associazione deportati - erano imputati assieme a me alcuni Testimoni di Geova. Era l’epoca del fascismo, un’epoca triste che speriamo non ritorni più. Perchè oltretutto di solito si comincia con i processi e si continua poi con i campi di sterminio.»
«La loro persecuzione nell’Italia fascista fu spietata. Erano soltanto un paio di centinaia di persone, ma furono l’unico gruppo religioso a finire davanti al Tribunale speciale». Così si è espresso Tristano Matta che è membro della Commissione della Risiera. Il presidente della Commissione, nonché assessore alla Cultura, è Roberto Menia che però non si è fatto vedere. E’ intervenuto l’assessore agli affari generali Fulvio Sluga che pure dieci giorni fa aveva rifiutato di rendere omaggio ad altre vittime del Tribunale speciale fascista, i quattro sloveni fucilati nel 1930. «La storiografia solitamente non si sofferma su tutte le vittime dell’Olocausto che ha coivolto molte componenti di molti popoli - ha detto Sluga - i Testimoni di Geova erano una delle componenti ’diverse’ e che come tali, nel disegno nazista, andavano distrutte. Questa mostra - ha aggiunto - è anche un’occasione per valorizzare il monumento nazionale della Risiera che è un luogo della memoria.»
Dei 20 mila Testimoni di Geova che vivevano in Germania, circa 10 mila soffrirono nelle prigioni e nei lager dove 2 mila persero la vita. Soltanto due invece gli italiani che finirono nei campi di concentramento nazisti: di Narciso Riet, figlio di emigranti friulani in Germania, si perse ogni traccia nel ’45. Salvatore Doria, di Cerignola, condannato a 11 anni di carcere dal Tribunale speciale, tornò gravemente debilitato dai campi di concentramento e morì nel 1951 a soli 43 anni. Ai Testimoni di Geova in realtà bastava sottoscrivere una dichiarazione di abiura della propria fede per poter lasciare il lager. La gran parte però non lo fece scegliendo il martirio consapevole. «Furono l’unica Chiesa cristiana che si oppose in blocco al nazionalsocialismo - ha detto Matta raccogliendo gli applausi più fragorosi - mentre tutte le altre solo in parte si opposero, ma in parte vi convissero.» Ha poi ricordato come fossero duramente perseguitati anche in Unione sovietica e nella Ddr dai regimi comunisti del resto ben poco teneri con qualsiasi fede religiosa.
Adriano Dugulin, direttore dei civici musei, ha presentato la cerimonia annunciando che la mostra si potrà visitare fino al 9 gennaio dalle 9 alle 13. Adriano Aquilesi, coordinatore provinciale, ha ricordato a margine come a Trieste i Testimoni di Geova siano oltre 900 con 12 congregazioni e quattro sedi.
Silvio Maranzana 

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Il Corriere delle Alpi

I Testimoni di Geova
L'Olocausto e i Triangoli Viola insegnano

Il Corriere delle Alpi - 10 novembre 2002

Si è tenuto nella sala conferenze della piscina comunale il convegno «l'Olocausto e i Triangoli Viola», organizzato dall'Associazione testimoni di Geova di Santa Giustina. Ha aperto il convegno Roberto Fontanive, rappresentante dei Testimoni di Santa Giustina. Il sindaco Ennio Vigne ha portato il saluto dell'amministrazione comunale di Santa Giustina, e ha osservato che la Memoria dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori del passato; ma i recenti fatti accaduti nei Balcani dimostrano che spesso non si imparano lezioni dalla storia.
Anche l'onorevole Franco Busetto, presidente regionale dell'Aned e deportato nel lager di Mauthausen ha mandato una sua testimonianza: «Nessuno può dimenticare i sacrifici, gli assassini di massa, le sofferenze, patiti dai Testimoni di Geova per il dominio esercitato dai nazifascismi in Germania, in Italia, in Europa... I deportati italiani nei lager nazisti esprimono tutta la loro ammirazione nei confronti degli amici Testimoni di Geova ricordando sempre i loro caduti e non dimenticando che anche il loro sacrificio ha contribuito a sconfiggere in Europa il nazismo, per restituire libertà, indipendenza e democrazia alle nazioni europee, occupate dall'esercito tedesco».
Cristiano Cressoni dell'Ufficio relazioni pubbliche dei testimoni di Geova di Belluno introducendo il documentario storico «I testimoni di Geova saldi di fronte all'attacco nazista» ha osservato: «Non è mai troppo tardi ricordare uomini e donne che, per ragioni religiose, erano entrati in quel mondo terrificante fin dal suo inizio».
Dopo la proiezione Egidio Rizzardini ha concluso il convegno citando il poeta inglese Samuel Colderidg: «Se gli uomini potessero imparare dalla storia, che lezioni potrebbero insegnarci! Ma passione e partigianeria ci accecano, e la luce dell'esperienza è una lanterna poppiera che risplende solo sulle onde che ci lasciamo dietro».

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TESTIMONI DI GEOVA E OLOCAUSTO
FOTO INEDITE E TESTIMONIANZE


OttoPagine - 7 novembre 2002

TORELLA DEI LOMBARDI - Un documentario di 28 minuti, foto drammatiche e documenti inediti a firma della Gestapo: un repertorio che illustra i testimoni di Geova vittime dell'Olocausto. Sabato 9 novembre, alle ore 17, presso il castello Ruspali, un incontro al quale parteciperanno il sindaco Angelo Marciano, lo scrittore Matteo Pierro, e Antonio Crinito. Le stanze del maniero saranno allestite con fotografie in bianco e nero di bambini, donne e anziani in un campo di concentramento e documenti dove si decidevano la vita e la morte dei testimoni di Geova. Sarà inoltre proiettato un filmato con testimonianze di 24 deportati, tutti testimoni di Geova, e l'intervista a dieci storici che hanno studiato la persecuzione di questa religione durante il nazismo.
"Il contenuto dei documenti è di elevato spessore culturale e storico - spiega il presidente dei testimoni di Geova Gaetano Castellano - e non ha alcun carattere dottrinale o confessionale. Presenta un ampio repertorio la cui visione non può che promuovere il rispetto e la tolleranza, nonché servire di monito per le future generazioni affinché non si ripetano le vergognose atrocità compiute dal regime nazista".
Antonio Emilio Prudente

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OLOCAUSTO, FILMATO E IMMAGINI INEDITE
SULLA PERSECUZIONE DEI TESTIMONI DI GEOVA

OttoPagine - 10 novembre 2002

TORELLA DEI LOMBARDI - "I testimoni di Geova, saldi di fronte all'attacco nazista". Stracolma l'aula consiliare per il convegno di ieri al castello Ruspoli. Tutti riuniti per ascoltare interventi importanti. Dal sindaco Angelo Marciano, Matteo Pierro, Teresa Di Palma e Antonino Crinito. A rendere unico il convegno è stata la documentazione inedita che ha aperto i lavori. Una testimonianza della vita dei testimoni di Geova durante l'Olocausto, che si distinguevano dagli altri prigionieri per un triangolo di colore viola al petto. Di grande effetto anche la mostra fotografica, immagini in bianco e nero di uomini nudi scheletrici, camere a gas, forni crematori, una ghigliottina, uomini impiccati, persone che dormivano su tavolacci, bimbi in tenera età che venivano rastrellati per andare a morire. Mostrata anche una maschera antigas, un elmetto tedesco delle Ss, gavetta e posate e documenti della Gestapo, tra cui l'Abiura, che veniva fatta firmare ai testimoni di Geova: con quel documento avevano salva la vita ma rinnegavano la loro fede. Scopo della manifestazione è stato far conoscere la dura vita e un lato ancora poco conosciuto delle persecuzioni dei nazisti nei confronti dei testimoni di Geova.
"Questa manifestazione deve essere un monito per tutti - ha affermato il sindaco Marciano -. Non si possono cancellare gli orrori del passato, e la storia ce lo insegna". 
Antonio Emilio Prudente

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