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Articolo dalla newsgroup usenet it.cultura.cattolica *
26 Aprile 2000 Olocausto Dimenticato
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From: virtanen (ritu@netti.fi)
Subject: OLOCAUSTO DIMENTICATO - I
Newsgroups: it.cultura.cattolica*
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Date: 2000/04/26

OLOCAUSTO DIMENTICATO: un giudeo ricorda.*

Perché distinguere tra vittime e martiri? Perché tutti coloro che hanno sofferto a causa dell'Olocausto sono stati vittime, ma solo una minoranza sono stati veramente martiri a rigore di termini. Che differenza c'è? Vittima è "chi subisce danni, gravi perdite, tormenti, persecuzioni e la morte stessa, senza sua colpa". Le vittime, di solito, non hanno scelta. Martire è "chi è ucciso perché si rifiuta di trasgredire la legge di Dio" o "chi soffre o si sacrifica per una nobile causa". Pertanto la vittima è tale di solito involontariamente, mentre il martire lo è volontariamente.

Tre tipi di vittime
 In occasione di una conferenza sulle vittime non-ebree dei nazisti, il dott. Gordon Zahn, dell'Università del Massachusetts, raggruppò le vittime dei nazisti in tre categorie: 
(1) coloro che soffrirono per ciò che erano: ebrei, slavi, zingari; 
(2) coloro che soffrirono per ciò che facevano: omosessuali, attivisti politici e oppositori al regime; 
(3) e coloro che soffrirono per ciò che si rifiutavano di fare: obiettori di coscienza, testimoni di Geova ed altri.

 Milioni di ebrei soffrirono e morirono semplicemente perché erano di razza ebraica per connotazioni principalmente religiose. Per i seguaci di Hitler non aveva importanza se erano ebrei ortodossi o atei. Erano condannati alla "soluzione finale", come veniva chiamato il sistema di Hitler per liberare l'Europa da tutti gli ebrei, vale a dire lo "sterminio programmato unico nel suo genere". Analogamente gli slavi, che per la crociata di Hitler erano soprattutto i polacchi, i russi e gli ucraini, erano condannati solo perché slavi, `una razza inferiore' in paragone con la "suprema" stirpe ariana. Ma il caso dei testimoni di Geova in Europa era diverso. Erano di molte nazionalità, ma vennero erroneamente considerati una minaccia pacifista per il regime nazionalsocialista tedesco a motivo della loro neutralità cristiana e del rifiuto di partecipare allo sforzo bellico di qualsiasi nazione. Hitler li definì una `genia da sterminare'. Quanto era grande questa "genia", e fu veramente sterminata? 

Una "minuscola setta": una minaccia per i nazisti

 Alla summenzionata conferenza, la dottoressa Christine King presentò alcuni fatti relativi ai Testimoni nella Germania nazista. Essa riferì: `A prima vista sorprende che questa minuscola setta - 20.000 membri su una popolazione di 65 milioni di persone, 20 milioni delle quali erano cattoliche a 40 milioni protestanti richiamasse l'attenzione delle autorità. Ma quando si considerano i loro stretti legami con l'America, le loro aspirazioni internazionali e le loro riconosciute simpatie comuniste e sioniste è subito chiaro che non potevano essere tollerati'. Ovviamente i testimoni di Geova non erano né comunisti né sionisti ma erano neutrali nei confronti delle questioni politiche e razziali. I nazisti, però, non lo comprendevano. La campagna nazista contro i testimoni di Geova cominciò nel 1933 quando Hitler andò al potere. Nel 1934, dopo avere ricevuto telegrammi di protesta da Testimoni di ogni parte del mondo, Hitler ebbe un'esplosione d'ira e urlò: "Questa genia sarà sterminata in Germania!" La persecuzione contro i Testimoni si intensificò. Helmut Krausnick e Martin Broszat affermano in un loro libro (Anatomy of che SS State): "Un'ulteriore categoria di prigionieri sottoposti a custodia protettiva che dopo il 1935 formò un gruppo considerevole di detenuti dei campi di concentramento proveniva dai membri dell'Internationale Vereinigung der Ernsten Bibelforscher [i testimoni di Geova]. L'organizzazione era stata sciolta nel Terzo Reich nel 1933 e qualsiasi attività di proselitismo o propaganda compiuta per conto dei testimoni di Geova era stata vietata per legge perché l'organizzazione era considerata soprattutto uno strumento di attività pacifista". Con la custodia protettiva vennero portati immediatamente davanti alla corte perché sia emesso un mandato di cattura effettivo". Nella maggioranza dei casi questa "custodia protettiva" ebbe come risultato il trasferimento in un campo di concentramento proprio. Gli autori fanno pure notare: "Nel 1937/8 la stragrande maggioranza dei detenuti di Dachau era costituita da prigionieri politici mentre a Sachsenhausen c'era anche a quei giorni un numero ugualmente elevato di cosiddetti elementi antisociali, omosessuali, testimoni di Geova e delinquenti abituali"

La seconda guerra mondiale e la neutralità 
Nel 1939, quando scoppiò la guerra fra la Germania e gli Alleati, Gran Bretagna e Francia, la situazione dei Testimoni peggiorò. Cosa accadde? Il ventitreenne August Dickmann di Dinslaken era uno dei 600 Testimoni detenuti a Sachsenhausen nel 1939. Quando in settembre scoppiò la guerra, il comandante del campo, Baranowsky, vide un'opportunità di infrangere la volontà dei Testimoni. August rifiutò di arruolarsi nell'esercito e Baranowsky chiese a Himmler il permesso di giustiziare il giovane Dickmann alla presenza di tutti i detenuti del campo. Era convinto che molti Testimoni avrebbero rinnegato la fede se avessero veramente assistito a un'esecuzione. Tre uomini delle SS spararono a Dickmann alla schiena e poi un ufficiale delle SS gli diede il colpo di grazia, sparandogli alla testa con la pistola. Gustav Auschner, un testimone oculare, riferì in seguito: "Fucilarono Dickmann e ci dissero che saremmo stati fucilati tutti se non avessimo firmato la dichiarazione di ripudio della nostra fede. Saremmo stati portati alla cava di sabbia 30 o 40 alla volta e ci avrebbero fucilati tutti. Il giorno dopo le SS portarono a ognuno di noi due righe da firmare, altrimenti ci avrebbero fucilato. Avreste dovuto vedere il loro disappunto quando se ne andarono senza una sola firma. Avevano sperato di spaventarci con l'esecuzione pubblica. Ma noi avevamo più paura di dispiacere a Geova che delle loro pallottole. Non fucilarono più nessuno di noi in pubblico". Si verificò una situazione analoga nel campo di Buchenwald il 6 settembre 1939. L'ufficiale nazista Rádl disse ai Testimoni: "Se qualcuno di voi rifiuta di combattere contro la Francia o l'Inghilterra, morirete tutti!" Fu un momento di prova. C'erano due compagnie di SS armate di tutto punto che aspettavano al cancello. Tuttavia "neppure un testimone di Geova rispose all'invito dell'ufficiale di combattere per la Germania. Ci fu un breve silenzio poi giunse l'ordine improvviso: `Mani in alto! Vuotatevi le tasche!"', scrive Eugen Kogon in The Theory and Practice of Hell (L'inferno in teoria a in pratica). Furono fucilati? No, furono assaliti e derubati dagli uomini delle SS e poi assegnati al massacrante lavoro nelle cave. Venne anche negata loro ogni assistenza ospedaliera. La già citata dottoressa King spiegò: `Benché i nazisti ne fossero sorpresi, neppure i Testimoni poterono essere eliminati. Più forti erano le pressioni più divenivano saldi, adamantini nella loro resistenza. Hitler li costrinse a una battaglia escatologica, ed essi mantennero la fede. Col loro "triangolo viola" (il segno di riconoscimento sul braccio) formarono gruppi che collaboravano strettamente nei campi; la loro esperienza è materiale prezioso per tutti coloro che studiano i casi di sopravvivenza sotto forte pressione. Poiché essi sopravvissero'. Anna Pawelczyriska, sopravvissuta ad Auschwitz, ha scritto nel suo libro Values and Violence in Auschwitz: "Raffrontato all'immensa comunità di Auschwitz, i testimoni di Geova formavano solo un piccolo gruppetto poco appariscente . . . Ciò nondimeno, il colore viola del loro distintivo triangolare spiccava così nettamente nel campo che il piccolo numero non rispecchia la forza effettiva di quel gruppo. Questo gruppetto di detenuti costituiva una salda forza ideologica ed essi vinsero la loro battaglia contro il nazismo. Il gruppo tedesco della setta era stato una minuscola isola d'instancabile resistenza in seno a una nazione terrorizzata, e continuarono ad avere quello stesso spirito impavido nel campo di Auschwitz". Essa aggiunge: "Tutti sapevano che nessun testimone di Geova avrebbe ubbidito a un ordine contrario alla sua fede e alle sue convinzioni religiose". Nel suo libro (Che Cheory and Practice of Hell) Eugen Kogon osserva: "Non si può evitare l'impressione che, psicologicamente parlando, le SS non furono mai all'altezza delta sfida presentata loro dai testimoni di Geova". Se questo minuscolo gruppo di Testimoni di Geova poté tener testa a Hitler, sulla base delle proprie credenze bibliche come i milioni di ebrei, non si può fare a meno di chiedere: Perché i milioni di protestanti e di cattolici vennero meno sotto questo aspetto? Dov'era la chiara e inequivocabile guida religiosa in merito ai princìpi cristiani che avrebbe privato il nazismo dell'appoggio di circa 60 milioni di tedeschi? 

SH'LOM, gg



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