Triangolo Viola - Il sito

Alcuni di loro hanno detto…
Durante gli incontri sulla persecuzione nazista dei testimoni di Geova, diversi sindaci, assessori, giornalisti, storici, politici, docenti universitari, associazioni di ex deportati e associazioni culturali, hanno espresso commenti significativi su questo aspetto poco conosciuto dell’Olocausto. Ne riportiamo di seguito alcuni.

Questi incontri non hanno carattere dottrinale o confessionale, ma soltanto storico culturale. Essi servono a far conoscere la persecuzione da parte del regime nazista nei confronti di  quelle minoranze di cui poco si conosce. Il documentario I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista, proiettato durante questi incontri, contiene la testimonianza di ex deportati e le interviste di storici che hanno studiato e approfondito la persecuzione di una di queste minoranze, quella dei Bibelforscher o Studenti della Bibbia. Il video è stato realizzato in collaborazione con il Museo dell’Olocausto di Washington. E’ stato presentato in prima mondiale in Germania, il 16 novembre 1996, nel Museo di Ravensbrück. Da allora è stato inserito in un programma didattico dal valore storico culturale, rivolto agli ambienti scolastici, comunali e culturali.


 

Milano Centro Congressi della Provincia

Milano Auditorium Bonola

Sesto San Giovanni Spazio Arte

MontePrandone (AP) Sala convegni di Centobuchi

Cinisello Balsamo (MI) Cinema Marconi

Lissone (MI) Comune di Lissone 


 

Milano  
Centro Congressi della Provincia  
13 gennaio 2001

 

Dott. Steno Sari
Giornalista

Primo Levi  nel suo libro I sommersi e i salvati, scrisse: “Mai tante vite umane sono state spente in così breve tempo e con una lucida combinazione di ingegno tecnologico e di crudeltà”. Con questa introduzione si è dato inizio all’incontro di quello che è stato definito un aspetto dell’Olocausto non conosciuto dall’immaginario collettivo. Milioni di non ebrei furono sterminati e di loro poco si conosce. Da questo panorama, emergono con l’incontro di oggi i Testimoni di Geova.

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Dott.ssa Silvia Ferretto Clementi
Presidente della VII Commissione Consiliare Cultura,
Formazione professionale, Commercio, Sport e Informazione 
della Regione Lombardia  

Dott. ssa Silvia Ferretti. Alleanza Nazionale.

Con viva commozione ringrazia per l’onore che le è stato concesso nell’aprire i lavori e dell’opportunità data per ribadire con forza la propria totale ed inequivocabile lontananza da quelle idee che nel mondo hanno provocato milioni di morti. “La cosa più opportuna al pensiero dell’Olocausto e trovandomi di  fronte soprattutto a delle persone (riferimento ai Liebster n.d.r.) che hanno provato sulla propria pelle quegli orrori la cosa più opportuna da parte mia sarebbe un mio dignitoso e opportuno silenzio per esprimere significato di un più lungo discorso”. Silvia Ferretto ha concluso il suo messaggio ribadendo come sia una necessità morale e di civiltà prendere le distanze da ogni forma di totalitarismo, di razzismo e di discriminazione, affinché gli orrori del passato possano servire alle future generazioni come un severo monito.

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Giuseppe Di Biasi
Coordinatore Relazioni Pubbliche                  
Testimoni di Geova della Lombardia

 

Giuseppe Di Biasi Coordinatore Relazioni Pubbliche Testimoni di Geova della Lombardia

La storia dei Testimoni di Geova nella Germania nazista è stata singolare per varie ragioni: I Testimoni potevano scegliere diversamente da altri prigionieri di riottenere la propria libertà firmando un atto di abiura della propria fede. I Testimoni furono l’unico gruppo religioso a prendere una posizione coerente contro il regime nazista e per questo erano riconoscibili da un triangolo viola. I Testimoni, infine denunciarono per primi, con i loro stampati le barbarie naziste. “Il breve filmato che verrà ora proiettato vuole ricordare le vicende di questa lotta per la fede”.  

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Simone e Max Liebster
Testimoni sopravvissuti allo sterminio nazista . [Clicca qui per altre foto 1- 2]

 

Simone e Max Liebster in una foto recente. Testimoni sopravvissuti allo sterminio nazista

“Le SS mi costrinsero a portare sulle spalle il corpo morente di mio padre e adagiarlo su una montagna di cadaveri da bruciare nel forno crematorio”ricorda Max, deportato in 5 diversi campi di sterminio perché ebreo. Porta ancora tatuato sul braccio il numero di matricola. Max Liebster divenne Testimone di Geova nei lager e subì la stessa persecuzione di tutti gli altri Testimoni. Simone Liebster invece, appena undicenne fu rinchiusa in un centro di rieducazione nazista e privata dei genitori anch’essi Testimoni, deportati in un campo di concentramento. Lì trascorse quasi due anni, dove non poteva parlare con altri bambini, quasi sempre scalza, con pochissimo cibo, al mattino a scuola e il pomeriggio a lavorare tagliando tronchi e radici. Quando la madre fu liberata e si incontrarono nessuna delle due riconobbe l’altra tanto erano deperite e tanto avevano sofferto. Sopravvissuti a questa tragedia sono disposti a perdonare i loro aguzzini? “Il perdono è un fatto personale, intimo – rispondono assieme – chi chiede perdono e chi lo concede è un uomo coraggioso, ma il perdono non cancella la storia che è lì per insegnarci a non ripetere più gli stessi errori”. In questa occasione Simone Liebster presenta per la prima volta in Italia il libro autobiografico “Facing the lion”

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On. Giuliano Pisapia
Deputato indipendente di Rifondazione comunista
Ex Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati

 

On. Giuliano Pisapia

“Abbiamo visto immagini terrificanti, abbiamo ascoltato ricordi toccanti e tremendi  e la cosa che più mi ha colpito nella lettura di queste pagine è quello che a differenza di altre esperienze di minoranze perseguitate, per quanto riguarda i Testimoni di Geova c’è qualcosa di più e cioè che queste tragedie le conoscono in pochi”. E’ quindi importante che i giovani e i meno giovani ne possano avere conoscenza per capire e far capire e per mettere in atto tutto ciò che è possibile mettere in atto. Non vizio ma costruzione  della memoria affinché non si ripetano quei tragici fatti. I Testimoni di Geova hanno dimostrato, non a parole, ma con i fatti di essere pacifisti. Lotta e confronto di idee contro ogni totalitarismo, si al rispetto delle idee degli altri anche se diverse. Questo è l’insegnamento di questa giornata. Si augura che queste iniziative, come quelle di Roma, e al più presto con la traduzione del libro “Di fronte ai leoni”, si faccia conoscere, capire e far sapere ad altri cosa è successo. La finalità di iniziative di questo genere è di conoscere il passato per guardare il futuro, e questo è il compito di tutti. Alle minoranze vanno riconosciuti tutti gli spazi previsti dalla Costituzione per diffondere i loro culti e in questa occasione lancia un appello affinché sia firmata l’Intesa con lo Stato italiano. L’intolleranza, come dimostrano i recenti casi di Lodi e di Brescia, va combattuta con una risposta immediata, di riflessione e di contrasto. In armonia con la poesia finale del video I testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista, “anche noi”, esorta, rimaniamo saldi contro l’intolleranza”.

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Dott. Vittorio Feltri
Direttore di Libero

 

Dott. Vittorio Feltri

Se i cattolici, gli ortodossi, i luterani e i valdesi si fossero comportati almeno il 10% di come si comportarono i Testimoni di Geova, il nazismo non avrebbe avuto vita facile.”Non penso che i Testimoni di Geova si siano comportati come si sono comportati, perché un loro capo gli avesse dato un ordine. Si comportarono così, spontaneamente, perché avevano fede, mentre gli altri si comportarono diversamente perché diversa era la saldezza in ciò che credevano”. I Testimoni lo hanno fatto perché conoscevano il loro Dio. “Sanno perfino come si chiama”. In Italia da quando più nessuno crede in Dio, sono diventati tutti papisti. Esprime grande sorpresa e ammirazione nell’apprendere che i Testimoni di Geova erano gli unici ad avere avuto l’opportunità di essere liberati grazie ad una semplice firma su un foglio di carta. “Io avrei fatto un autografo grande così”. Se da una parte ebrei, zingari e omosessuali, sono stati nel frattempo riabilitati dall’opinione pubblica (ad esempio gli zingari percepiscono un assegno giornaliero di lire 40.000 e gli omosessuali provano durante le loro giornate, il “loro orgoglio gay”), non è stato così per i Testimoni di Geova, i quali sono tuttora vittime della disinformazione. Sono quelli della fine del mondo, quelli che fanno morire i propri figli, non sono cristiani, sono una setta, ecc. Fa un mea culpa per non essere riuscito, anche nei giornali che ha diretto, a far capire ai suoi colleghi, che non è questo il Testimone di Geova. “Colgo l’occasione per scusarmi a nome della mia categoria, quella dei giornalisti, anche se ormai non ne faccio più parte, perché non sempre hanno ben rappresentato i Testimoni di Geova”.  

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Sen. Enzo Bettiza
Scrittore e Giornalista

Sen. Enzo Bettiza


Corrispondente nell’ex Unione Sovietica, era al corrente che anche lì, i testimoni di Geova furono perseguitati, non solo per la loro obiezione di coscienza, ma anche per le calunnie di cui ne erano oggetto. Ha conosciuto i Testimoni tedeschi, grazie alla lettura del libro “Prigioniera di Stalin e di Hitler” di Margarete Buber-Neumann. Segue la lettura di una commovente scena di cui fu protagonista la Buber-Neumann nel blocco 3 del campo di concentramento di Ravensbruk. “Ordine, pulizia, dove persino la polvere profumava quasi di cipria e un gran silenzio vi regnavano in quel blocco. Le donne Testimoni erano lì da più di dieci anni, dotate di un’eccezionale serenità, erano in maggioranza contadine.. Disorientata da ciò che vide, la Buber-Neumann notò gli sguardi di benevolenza delle testimoni e gli indumenti invernali che queste donne indossavano che risalivano ai primi anni di internamento…” I nazisti consapevoli di avere di fronte un grande e rispettabile nemico, intrapresero contro i Testimoni una vera guerra escatologica di religione. Eppure, le loro donne erano le più ricercate in posti di responsabilità e fiducia, baby-sitter, giardiniere, cuoche e persino segretarie. Per loro i nazisti provavano odio misto a rispetto. Soltanto i Testimoni di Geova potevano sottoscrivere la loro libertà con una firma. Ma “preferirono la camera a gas, piuttosto che la grazia del Diavolo”.  “Mai e poi mai oserei definirli una setta!” Dopo aver parlato della fioritura dei Testimoni nella ex Yugoslavia e della loro opposizione ai vari genocidi nei balcani, conclude dicendo:
…i testimoni ovunque, restando una minoranza, che si distingue per uno spirito di resistenza passiva, totale e di combattività silenziosa quale nessuna minoranza può vantare”.

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Prof. Raffaele Mantegazza
Docente di Filosofia dell’Educazione
 
Università degli Studi
di Milano Bicocca

 

 

Prof. Raffaele Mantegazza. Docente all' università di Milano Bicocca

Osserva che non è corretto parlare di Olocausto, termine che vuol dire “sacrificio gradito a Dio”, ma che sia opportuno usare la parola ebraica Shoah. Vengono narrate quattro storie, tratte da vari autori, per enfatizzare sotto un denominatore comune le osservazioni che intende trasmettere e cioè: la fede trionfò sullo sterminio. Dandoci una grande lezione di resistenza passiva, i testimoni non credettero che Dio li avesse abbandonati e non abiurarono. Si occupa tantissimo di questi argomenti con i ragazzi dell’università dove insegna e a differenza di quanto si crede, riscontra che i giovani mostrano una straordinaria intensità emotiva a questi temi. “Oggi abbiamo imparato che è possibile un’alleanza tra laici e credenti di tutte le fedi, purché accomunati dall’idea che tutto non finisce qui, c’è dell’altro. C’è un supplemento di esistenza che ci aspetta”.  Chiude il suo intervento con un auspicio: un suo vicino di casa, brava persona, ha un cartello attaccato al suo citofono, con scritto: “Siamo cattolici, i testimoni di Geova sono pregati di non suonare” Io spero che un giorno ci sia scritto: “Sono un cittadino democratico e in questa casa nessuno è straniero”.

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Avv. Gianfranco Maris 
Presidente nazionale ANED
(Associazione Nazionale Ex Deportati)

Avv. Gianfranco Maris. Presidente nazionale Aned in una foto al consiglio nazionale

Quale presidente, nonché ex deportato, parla a nome dei 40mila politici deportati, per esprimere i propri sentimenti. Commosso per il racconto dei Liebster, ritiene giusto ricercare nell’ambito del complesso fenomeno concentrazionario la peculiarità di ogni diversa deportazione. Il rifiuto di abiurare è incomprensibile a molti se non si è vissuta quella esperienza. Anche i 700mila soldati italiani avrebbero potuto rientrare nelle loro famiglie abiurando, ma ci furono 600mila no!  Ribadisce che l’ANED, in particolare con la rivista Triangolo Rosso, ha sempre dato spazio alla testimonianza della persecuzione nazista dei Testimoni di Geova, fornendo anche la documentazione necessaria. Rispondendo alla sua domanda, in quale categoria mettere i testimoni, afferma: “Sono stati dei perseguitati politici, per scelte politiche, per scelte di pace”. In Italia furono perseguitati già dal 1929, quando 26 di loro comparvero davanti al Tribunale Speciale e furono da esso condannati. Non si devono rievocare le sofferenze come fine a se stesso. Il ricordo va coniugato al futuro, perché abbia un senso e contribuisca a risparmiare le generazioni future da simili massacri. Rettificando la scritta Arbeit macht frei dei campi di concentramento, ricorda che non il lavoro, ma la conoscenza rende liberi. “Dobbiamo rivisitare il passato per analizzare quali furono le condizioni in quei tempi e poter avere gli elementi necessari per poter scegliere nella libertà una condotta operativa per impedire ciò che è stato, possa accadere”.

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Prof. Attilio Agnoletto 

Ordinario di Storia del Cristianesimo 

Università degli Studi di Milano

Prof. Attilio Agnoletto Ordinario di Storia del Cristianesimo Università degli Studi di Milano

Nel suo breve ma significativo intervento, riferendosi al libro I Bibelforscher e il nazismo (1943-1945), I dimenticati dalla Storia, dichiara: “Questo manuale è ottimo. Sono quarant’anni che insegno storia del cristianesimo, ma non ho mai trovato un manuale che parlasse dei testimoni di Geova così bene di quel periodo. Questo silenzio è pericoloso!”


 Messaggi di saluto
Centro Congressi Milano


Luciano Violante                                                                                                                                 
Presidente della Camera dei Deputati

 

Luciano Violante

Ho appreso dell’iniziativa che terrete il prossimo 13 gennaio a Milano in occasione della Giornata della Memoria. La memoria dei drammatici avvenimenti del passato deve costituire un valido sostegno ai valori della libertà e della democrazia per cui tanti hanno sofferto.Auspicando che l’incontro possa avere l’esito desiderato, invio il mio più cordiale saluto.

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Roberto Formigoni 
Presidente della Regione Lombardia

 

Roberto Formigoni

Rinnovo il mio apprezzamento per l’iniziativa – già manifestato con la concessione del patronato che contribuisce ad incrementare la conoscenza di un periodo dolorosissimo della storia dell’uomo.Certo che il convegno incontrerà l’interesse del pubblico, porgo cordiali saluti ed i migliori auguri...

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On. Ombretta Colli
Presidente della Provincia di Milano

 

On. Ombretta Colli

E’ noto a questa Amministrazione che anche i Testimoni di Geova hanno dovuto sottostare ad odiose vessazioni e sono stati oggetto di sterminio ed oppressione ad opera del regime nazista. Sono quindi lieta di comunicarLe la concessione del patrocinio della Provincia di Milano a questa iniziativa di interessante valore storico e culturale. L’occasione è gradita per inviare i migliori saluti                                                         

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Antonio Pizzinato
Senatore

 

Antonio Pizzinato

Ringrazio la comunità per l’invito all’incontro di sabato 13 gennaio a Milano… Auguro successo all’iniziativa e colgo l’occasione per formulare i miei migliori auguri…                                                                                                 

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Vera Squarcialupi
Senatrice  

 

Vera Squarcialupi

La furia del nazismo ha colpito anche i Testimoni di Geova. A loro rendo omaggio con particolare commozione conoscendo la forza della loro fede e il loro amore per la pace. Spiacente per non poter presenziare alla commemorazione ufficiale, mi unisco all’esecrazione unanime per la morte di 2.000 Testimoni di Geova solo in Germania e della privazione della libertà di altri 10.000 solo in Germania.


Auditorium Bonola Milano  
31 marzo 2001

 

Prof. Umberto Blasimme  
insegnante e membro del
Comitato Provinciale ANPI

“I testimoni di Geova hanno anticipato di poco tempo, con questo documentario interessante, molto ben fatto, quello di un grande regista, Steven Spielberg, che ha fatto due anni dopo…” Dopo questo inizio, Blasimme evidenzia ciò che lo ha colpito di più: il rifiuto di dire Heil, di idolatrare Hitler. In questo rifiuto sono implicate due leggi, quella di Dio e quella dell’uomo. Egli si chiede: Qual è il limite di rispetto per la legge di Dio quando contrasta con quella dell’uomo?”. In questo c’è molta similitudine tra i primi martiri cristiani, che non vollero divinizzare l’imperatore e i testimoni di Geova che si rifiutarono di idolatrare Hitler. Quando un regime vuole imporre la propria legge, qual è la risposta del cittadino? I testimoni dimostrarono di essere coraggiosi rifiutando di accettare l’imposizione dallo Stato nazista. In Italia i Testimoni di Geova hanno dato un forte contributo alla legge sull’obiezione di coscienza. Una legge che ha permesso di conciliare la coscienza del cittadino. Nei regimi totalitari la coscienza deve piegarsi allo Stato e non lo Stato piegarsi alla coscienza del cittadino. “Un grande rispetto e ammirazione per queste persone che rimasero saldi. Una semplice firma significava libertà. Il non accettare questo è stato frutto di qualcosa di profondamente radicato, altrimenti non si sarebbe potuto spiegare questa loro coerenza, questo spirito di sacrificio fino al martirio”.

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Prof. Pietro Adamo
Docente  di Filosofia della Scienza
Università degli Studi di Milano

Perché i Testimoni di Geova erano differenti da altri gruppi? Erano gli unici che potevano uscire dai campi di concentramento. Per i testimoni stare nei campi di concentramento era una scelta. Perché si sono dimostrati saldi di fronte al nazismo? Qual’era la differenza con altri gruppi religiosi? E perché sono stati scelti come bersaglio? Lo spiega la sentenza n.50 del 19/4/1940 del Tribunale Speciale Fascista, che condannava 26 arrestati Testimoni: offesa al Duce e al Papa. Sono pacifisti. Sono antagonisti allo Stato, rifiutando di cedere la propria coscienza ad esso. Sono irriducibili. Dopo aver spiegato il significato di “setta” e come spesso questa etichetta è applicata ai Testimoni di Geova, il professore Adamo conclude il suo intervento, mettendo in risalto due spiriti, uno della Chiesa, quello che viene a patti con lo Stato, l’altro lo spirito della setta, che riconosce la propria coscienza individuale e che non fa compromessi con lo Stato. Ritiene che “Sia giusto riconoscere ai Testimoni di Geova uccisi, un’etichetta più significativa, che li lega alla lunga tradizione del pensiero cristiana; essi sono a tutti gli effetti martiri”.

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Dott. Antonio Josa
Presidente del Circolo Culturale
 
“Carlo Perini” di Milano

Quando ha saputo dello sterminio nazista dei Testimoni, ha provato gli stessi sentimenti di angoscia di 50 anni fa. Ha narrato di un viaggio che fece in Germania nel 1965, nel campo di concentramento di Buchenwald, soffermandosi in particolare sulla strada di Weimar. Questa strada, chiamata “La strada del sangue” per indicare gli orrori del nazismo, ha accesso da un cancello che porta la scritta in latino “Unucuique suum” (a ciascuno il suo). Fa presente che sul frontespizio dell’Osservatore Romano, il giornale del Vaticano, compare la stessa scritta. Secondo Josa, tutto questo è blasfemo. Conclude il suo intervento augurandosi che le generazioni future non ripetano tali errori.


Sesto San Giovanni
Spazio Arte 
10 marzo 2001


Prof.ssa Eva Cantarella
Docente Ordinario di Storia del Diritto
Facoltà di Giurisprudenza
Università degli Studi di Milano

Prof. Eva Cantarella

Non conosceva queste informazioni. “Queste cose dovrebbero saperle tutti e non solo gli storici”.  E’ rimasta colpita nel sapere che  i Testimoni di Geova erano gli unici che potevano evitare la morte con una semplice firma. Ha descritto due paralleli  tra i primi cristiani e i testimoni sotto il nazismo.Il primo parallelo è nella scritta INRI posta in modo beffardo sulla croce di Cristo. Secondo la studiosa, la ragione perché scattò allora la persecuzione dei primi cristiani e con i Testimoni sotto il nazismo, è: “non nel riconoscere l’Imperatore come autorità politica, ma riconoscere quello che era implicito nel riconoscimento che si voleva allora dai cristiani e che il nazismo voleva dai Testimoni di Geova, ‘Heil Hitler’, cioè il riconoscimento di una sovranità che era al tempo stesso divinità, in qualche modo”. Il secondo parallelo è l’atteggiamento delle donne Testimoni di Geova, di come andavano incontro alla morte, con una serenità straordinaria. La stessa serenità la ebbero due donne martiri della fede, Perpetua e Felicita. Ha notato come la stampa ha meno riferimenti per questo aspetto ignoto dell’Olocausto. “Farò quello che è possibile affinché questo sia riconosciuto”.

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Enrico Bauer                                                                                                                                       
Ex soldato tedesco

Dal 1940 al 1945 ha compiuto numerose missioni con la Wehrmacht, in varie parti dell’Europa, finché non fu ferito sul fronte russo, dove molti dei suoi commilitoni persero la vita. Per questo fu insignito con la croce al merito. Conobbe gli orrori del lager, soltanto dopo la guerra e si rese conto delle atrocità compiute dai nazisti soltanto quando entrò per la prima volta ad Auschwitz. Nel suo commovente racconto, non ha trovato le parole per descrivere quello che vide ad Auschwitz. Ironia della sorte sposò una figlia di Testimoni di Geova, deportati nei lager per essersi opposti al nazismo. Da soldato di Hitler a soldato di Geova.

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Emma Bauer
Figlia di un ex deportato Testimone di Geova

Il padre, uno dei tanti Bibelforscher, come erano chiamati allora i Testimoni in Germania, fu rinchiuso in un campo di concentramento per essersi rifiutato di sostenere l’ideologia nazista. Fu contrassegnato come altri Testimoni nei lager, con un triangolo viola. Era una bambina, quando suo padre fu strappato dalle SS alla famiglia. Nel suo racconto emerge la fede che i suoi genitori le hanno inculcato sin da piccola. Ha raccontato con commozione quando insieme alle sue sorelle era schernita a scuola dalle compagne,  emarginata e privata del gioco, perché figlia di testimoni che non appoggiavano Hitler.

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On. Giovanni Bianchi
Partito Popolare Italiano
III Commissione Permanente Esteri della Camera dei Deputati

 

L’intervento inizia con una frase dello scrittore tedesco Michael Ende che nel suo libro “La storia infinita” scrive: “Siamo corsi così avanti in tutti questi anni che dobbiamo sostare un attimo per consentire alle nostre anime di raggiungerci”. La visione del documentario Saldi è un occasione per fermarsi a meditare e riflettere. E’ sorprendente come il popolo tedesco, così raffinato e con una buona scuola, abbia potuto concepire una tale mostruosità. Seguono tre riflessioni: 1) “la superficialità e l’indifferenza con cui si affrontano certi populismi e da cui nascono i mostri. 2) “Essere grassi nelle membra e grossi nel cervello”. 3) “La fede, di fronte a queste mostruosità, è  l’unica cosa salda che tiene”. Quando era ufficiale negli Alpini, ha conosciuto nella prigione di una caserma un testimone di Geova, obiettore di coscienza e con lui ha avuto una serie di colloqui sul pacifismo e sulla neutralità. Conclude il suo intervento esortando le giovani generazioni a ricercare la pace. “Una vita vale la pena di essere vissuta, se per essa, si è disposti a lasciare anche la vita”.

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Prof. Giandomenico Piluso
Ricercatore Scientifico
ISMEC Sesto San Giovanni

Questa mostra documentaria è un impegno civile importante. Sia la mostra che il filmato hanno mirato a spiegare meccanismi di intolleranza, ricostruendo i fatti. Questo è il primo contributo dato, un primo strumento per la ricerca dei fatti. “Questi documenti della memoria non devono essere asettici, ma mossi da passione e impegno civile”. La persecuzione dei diritti dei Testimoni di Geova serve “ad aggiungere un tassello nel mosaico della Storia”. L’intervento si conclude con il racconto personale della madre, vittima anche lei, in quel periodo, dell’intolleranza, e della privazione di ogni diritto civile, come quello dell’istruzione in una scuola del Regno.

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Ionne Biffi
Presidente dell’ANED
(Associazione Nazionale Ex Deportati) di Sesto S.G.

Quest’incontro ha avuto per lei, due momenti di emozione intensissima. Ha conosciuto in questa occasione un Testimone di Geova, che è stato compagno di viaggio di suo padre da Sesto a Mauthausen. Il secondo momento di emozione lo ha provato, ascoltando l’esperienza dell’ex soldato tedesco, in particolare quando non ha saputo descrivere a parole il lager di Auschwitz. “Questo gli ha fatto onore”. Anche lei come Emma Bauer, ha vissuto la stessa esperienza di figlia di ex deportati. “Tutto era spaventosamente vero”. Ha concluso il suo intervento citando la città di Sesto S.G. quale medaglia d’oro al valor militare con i suoi 543 deportati, di questi 227 non fecero mai ritorno a casa.

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Prof. Luigi Vimercati
Assessore alla Cultura
del Comune di Sesto S.G.

                                                                                                                                                                                                                                                           Fra le tante iniziative proposte dal Comune di Sesto, durante il Giorno  della Memoria, abbiamo dimenticato un aspetto ignoto anche alla nostra Amministrazione, la deportazione di tanti Testimoni di Geova”. Questa vicenda sconosciuta a molti, presenta una particolarità: non ci fu mai un’opposizione politica, militante, ma per i Testimoni di Geova fu una resistenza diversa, personale. E’ nel significato della parola “Heil” il significato della resistenza al nazismo, un semplice riconoscimento non a un uomo, ma a Dio da cui viene la salvezza. Sesto ricorderà i Testimoni di Geova  per le prossime iniziative. Ci sono oggi segnali inquietanti che ci spingono a ricordare questi fatti, non come sfogliare un album dei ricordi ma come un’occasione di riflessione democratica. Questi incontri servono a stipulare tra noi un patto che porti a condividere la base del nostro edificio democratico.


Monteprandone (Ap)
Sala Convegni di Centobuchi
20 Ottobre 2001


On. Avv. Orlando Ruggieri
Sindaco di Monteprandone
Deputato

 

“Mi sento onorato di essere stato invitato a partecipare alla vostra manifestazione, la vostra è stata un’ottima idea e spero che iniziative del genere si ripetano spesso; la conoscenza di quello che è accaduto è sempre importante che venga tenuta viva nella memoria ,anche visto l’intolleranza che regna oggi. Sono del parere che il fondamentale principio delle libertà di una democrazia si veda anche da come sono considerate le minoranze religiose, o chi non la pensa come la maggioranza.Alcuni che hanno visto il mio nome sui manifesti hanno ironizzato, sulla mia presenza al vostro convegno e hanno chiesto se anch’io fossi diventato un Testimone di Geova; ho risposto loro che non sono diventato un testimone, ma che sono lieto di partecipare con i Testimoni a questa manifestazione e che il pluralismo religioso è qualcosa che considero di grande importanza; è chi ha ironizzato che ha dato manifestazione di un certa intolleranza cosa che ho ribadito spesso con quelli che mi parlavano della questione ; invece ho disposto che fossero presenti alcuni componenti dell’amministrazione comunale (due assessori,uno urbanistica e l’altro alle politiche sociali N.D.R) in rappresentanza del Comune di Monteprandone; devo anche aggiungere che trovandomi in questo luogo mi sembra di stare in un’oasi di pace, rispetto ai giorni in cui sono impegnato politicamente in altre sedi. Noto con piacere la presenza di molti giovani,cosa che non avviene negli incontri di questo genere e questo mi rallegra molto."


Cinisello Balsamo (MI)
Cinema Marconi
28 Marzo 2001


Patrizia Toia [Lettera]

Ministro per i Rapporti con il Parlamento

 

Patrizia Toia

“Vorrei portare la mia solidarietà a chi è stato vittima della persecuzione nazista e il mio sostegno a coloro che hanno condotto la battaglia in nome della sfida del pluralismo e del diritto della libertà di pensiero, alla libertà religiosa e, in generale, alla libertà di espressione.
E’ questo lo spirito dell’incontro di oggi e della proiezione del documentario I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista, con la fiducia che se ne faccia buona divulgazione nell’ambito del rinnovato interesse per la storia del secolo scorso. E’ forte la preoccupazione, soprattutto fra i sopravvissuti allo sterminio nazista, che alla loro scomparsa, quando non saranno più ostensibili i seni della persecuzione impressi nelle loro carni, l’oblio e l’incredulità possano prevalere. La risposta a tale pericolo non è soltanto nella memoria collettiva, ma anche nella ricostruzione e nella documentazione storica. 
La storia e la memoria devono essere fonte di conoscenza, non di odio o di lacerazione; ma proprio per questo bisogna conoscere. L’impegno è che nel presente e nel futuro essere diversi non significhi mai più essere discriminati”.
Patrizia Toia

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Dr. Andrea Jarach 
Ebreo, ideatore e realizzatore dell’opera multimediale “Destinazione Auschwitz” e produttore del documentario sulla Memoria.

“La formazione delle coscienze dei giovani, dal nemico comune che è l’indifferenza, … deve essere formata dagli anticorpi della memoria”.
“L’eroismo dei Testimoni di Geova fu saper resistere grazie alla loro fede.
La firma non apposta (sul foglio dell’abiura), fu la grande forza dei Testimoni di Geova.
Se tutte le altre chiese avessero resistito come hanno fatto i Testimoni di Geova, probabilmente la storia sarebbe stata diversa”.


Lissone (MI)
Comune di Lissone 
3 Giugno 2001


Carlo Lio
Assessore della Regione Lombardia alle opere pubbliche politiche per la casa e protezione civile 

Desidero manifestare apprezzamento, stima e rispetto non solo per ciò in cui credete, ma anche per il ricordo e la testimonianza di ciò che avete subito in nome del vostro credo.
Non c'è società civile e democratica che non rispetti le differenze e in cui ognuno non si debba sentire libero di manifestare i suoi sentimenti e la sua religione. Lo sforzo della Regione Lombardia è che tutti possano sentirsi liberi di essere diversi.
Fate bene, con queste mostre e incontri, a tenere viva la memoria affinché certi fatti non possano più ripetersi. Guai a noi se nascondessimo i fatti! Per questo motivo i libri di storia vanno riscritti e attualizzati.

 


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